Buongiorno, vorrei interrompere una psicoterapia per problemi col mio terapeuta e ho pensato di scr

18 risposte
Buongiorno,
vorrei interrompere una psicoterapia per problemi col mio terapeuta e ho pensato di scrivere qui a voi Dottori. Chiedo solo gentilmente che chi mi risponde non mi venga a dire che sono le "resistenze" alla terapia, perché in questi anni di continua terapia (almeno una volta a settimana tutte le settimane dell'anno) sono andato avanti con un unico pensiero: "non rinunciare alla terapia perché sai bene che tutti i problemi che si presentano sono solo resistenze, cioè sei tu che tenti di opporre resistenza alla tua stessa guarigione".
Ma ora sono giunto al limite, perché ci sono davvero troppi problemi. Innanzitutto mi irrita il fatto che tutte le volte che esprimo un dubbio, una domanda al mio terapeuta lui abbia sempre la risposta pronta: io credo che per quanto preparato e saggio sia un terapeuta, è impossibile che riesca a rispondere a un paziente senza riflettere nemmeno un millisecondo sulla domanda postagli.
Secondo, un atteggiamento che ha avuto sempre e sul quale ho sempre sorvolato è che per ogni volta che cercavo di dirgli (anche nella maniera piu dolce possibile) che secondo me aveva fatto un errore, commesso uno sbaglio, la sua reazione è sempre stata quella di offeso-risentito-piccato, quasi come se fosse impossibile che lui avesse sbagliato. Be', anche se sono io il paziente e lui il terapeuta, ciò non vuol dire che lui ha sempre ragione e io torto. E inoltre ha sempre parlato di "crescere insieme", che la terapia è una "crescita di entrambi", però almeno davanti a me lui non si è mai messo in discussione, è sempre lui quello che ha qualcosa da insegnare a me e ha sempre un'obiezione per ogni mia replica.
E infine - e forse è questa la cosa che mi fa dubitare di voler continuare - quando affrontiamo insieme un contenuto terapeutico, lui presenta sempre questo contenuto con un tono quasi come se fosse una cosa ovvia. A parte il fatto che è brevissimo (massimo 3 parole in una frase), il tono che usa, anzi l'intenzione delle sue parole è proprio quella di sottolineare l'ovvietà di ciò che sta dicendo (quando invece voi dottori sapete meglio di me che se ci sono cose non ovvie sono proprio quelle che si scoprono durante la psicoterapia!!!).
Chiedo solo ai dottori di non trattare tutte queste considerazione come mie "Impressioni", impressioni non sono perché è così da anni, sono rimasto in terapia solo perché mi sembra di essere migliorato, ma per me è brutto dover continuare la terapia solo per questo e magari non anche perché sto bene in presenza del mio terapeuta, perché magari mi infonde tranquillità e fiducia. Anzi, ho dubbi che non migliorerò più del tutto, perché non mi fido al cento per cento di lui. Sarei davvero sollevato se voi dottori mi diceste che posso portare a termine la terapia anche senza fidarmi del tutto del mio terapeuta!!! E chiedo anche che non mi si dica di parlarne con lui, com'è ovvio gliene ho parlato, con la massima gentilezza e non una volta, dicendogli tutto ciò che ho detto a voi. La risposta è sempre stata piccata-offesa-risentita. Grazie mille, buongiorno
Buongiorno, mi spiace deluderla ma, personalmente, non l'autorizzerò: ognuno non si autorizza che da sé, e non solo in psicoterapia.
Fatta questa doverosa premessa, le chiedo: di che fiducia parla? Fiducia nelle capacità? Fiducia nella verità? Fiducia nella bontà?
Se può soprassedere alla mancanza di questa cosa, che lei chiama fiducia, ha la risposta al suo quesito. In caso contrario, ha comunque la risposta. Ci pensi.
SM

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Gentile Signore, una psicoterapia che dura da cinque anni è un lavoro importante e prima di fermarlo è doveroso riflettere. I vissuti di cui lei parla sono importanti e vanno verso una relazione complicata. Un vissuto negativo verso il proprio analista apre la strada a riflessioni importanti sul tipo di relazioni che vive e sicuramente merita di essere compreso ed approfondito sia l'aspetto legato alla vita quotidiana che quello con lo psicoterapeuta. Essere uno psicoterapeuta significa aver seguito un percorso di formazioni a volte molto lungo che ti offre la possibilità di interagire in una terapia secondo determinate modalità che a loro volta rimetto in moto un processo. Non offrono una garanzia totale di infallibilità ma sicuramente quella di una grossa serietà sul lavoro. In ogni caso lei ha il diritto di sceglie cosa è meglio per lei. Fermo restando questa situazione è molto difficile pensare che una terapia durata 5 anni sia un totale fallimento. Mi sembra più importante farle notare che forse proprio in questo momento sta lavorando sul punto più importante. Posso anche sbagliarmi ma il tenore delle sue affermazioni mi induce a ritenere questa ipotesi degna di attenzione. Un cordiale saluto
Gentile utente,
nessuno meglio di Lei conosce le ragioni di questo suo sentire. La psicoterapia e` un incontro e come tale a volte puo`non essere quello giusto.
Detto questo, una terapia che dura da cinque anni ha una ragione di essere: lei ha trovato qualcosa e sta lavorando per districarsi in tutto questo che potrebbe essere una riproposizione di modelli relazionali.
E` una scelta, sua e di nessun altro.
I miei auguri
Buongiorno. Concordo con i colleghi rispetto al fatto che se la terapia è durata cinque anni, significa che si è trattato (e da come scrive oserei anche usare un tempo presente: si tratta ancora) di un rapporto terapeutico importante e trasformativo. Lei stesso dice che è migliorato e questa mi sembra un'ottima ragione per continuare. Lei, tuttavia, ci porta anche ragioni profonde per interrompere e sarebbe sbagliato trascurarle. Quello che mi sembra di notare è che queste ultime siano ragioni relazionali, legate al fastidio connesso al "potere" (lo metto di proposito tra virgolette) che il suo terapeuta sembra avere su di lei e a cui non sembra disposto a rinunciare. Il fatto è che, per molti motivi, tale "potere" non è mai a disposizione di un terapeuta se l'utente non glielo concede: è lei che si è fidato di lui, che lo ha scelto e che ha rinnovato tale scelta nel tempo ed è stato sempre lei a fare tesoro della terapia e a ottenere miglioramenti e ora è lei a faticare a proseguire e ad essere tentato di interrompere. La incoraggio dunque a riflettere su come in realtà lei sia e sia stato sempre libero di interrompere il suo percorso, il quale infatti è profondamente suo e su cui ha molto più "potere" di quanto ne abbia il suo terapeuta. Spero di averla aiutata. Di nuovo buona giornata.
Salve. Per prima cosa voglio dirle che non ho motivo di dubitare del suo sentire e delle sue "impressioni". Questo è ciò che sente ed è importante partire da questo. Ritengo anche che ciò che scrive sia necessario di approfondimento, e che sia necessario fermarsi e riflettere. Concordo con i colleghi che dopo anni di terapia, potrebbe essere giunto a toccare un nucleo emotivo importante, che affonda nelle sue relazioni originarie. Affrontare ciò con il suo terapeuta potrebbe essere un ulteriore passaggio di cambiamento.
La psicoterapia è un processo che si snoda all'interno di una relazione, che con il tempo può anche esaurire la sua motivazione terapeutica. La invito a fare delle riflessioni ponderate, non dettate dalla fretta di chiudere. Un caro saluto
Buonasera, le sue parole fanno riflettere molto. Personalmente sono rimasta colpita dal passaggio in cui dice che stare meglio le sembra una motivazione buona per continuare la terapia ma vorrebbe anche star bene in compagnia del terapeuta, che le possa infondere tranquillità e fiducia. Credo che questo aspetto abbia a che fare con quello che lei definisce “fine della terapia”, una relazione importante e di miglioramento da come racconta. Se sente che la buona relazione, che l’ha portata a questo punto, è giunta al termine la interrompa, non serve l’autorizzazione del terapeuta (o di altri terapeuti). Oppure provi a concentrarsi sull’importanza della relazione per lei, del sentirsi comodo con l’altro. Di quanto sia compito dell’Altro creare le condizioni adatte. Un caro augurio Dottsa Elisa Galantini
Salve
Ho trovato interessante il suo messaggio, perchè descrive con molta precisione i difetti e le difficoltà che incontra con il suo terapeuta.
E' sempre curioso leggere certe descrizioni. Il nostro è un mestiere molto particolare, e facciamo fatica ad immaginare come ci vedono i nostri pazienti.
Io credo che non tutte le psicoterapie siano destinate a durare in eterno, e che un terapeuta, come ogni essere umano, può darle tutto quello che ha, ma non oltre.
Magari il suo le ha già dato tutto quella che poteva, ed è inutile spremere ulteriormente il limone.
Però ho anche notato la particolarità del suo stile. Lei ci rivolge una domanda, però già anticipa la risposta, dicendo "è inutile che mi rispondete così o così, perchè la verità non è questa".
Lei sembra già conoscere come stanno le cose, perchè allora ci fà delle domande?
Anche lei sembra sapere già tutto, proprio come il suo terapeuta.
Magari è anche per questo che il suo atteggiamento la irrita così tanto.
Un caro saluto
Buongiorno. Quelle che descrivere sono sensazioni molto forti sulle quali credo abbia riflettuto a lungo. Una terapia che dura da cinque anni ha sicuramente un ruolo importante la sua vita e l’ha aiutata a giungere a tutte queste riflessioni. Quello che più mi fa pensare è la difficoltà che racconta di parlare di alcune cose “scomode” sapendo che il terapeuta avrà una reazione piccata/infastidita. Personalmente penso che in terapia si debba parlare di tutto, anche di quello che il terapeuta può vedere come critica nei suoi confronti. Detto questo, come hanno scritto i miei colleghi, non possiamo essere noi ad autorizzarla a interrompere o a continuare questa terapia. Cinque anni sono tanti, avrete sicuramente fatto molto lavoro insieme, ma se lei dubita proprio di questo “insieme”, quindi della relazione terapeutica, questo può essere un problema per continuare serenamente e in modo utile per lei il percorso. Ma credo che abbia pensato anche a questo. Buona giornata Chiara Tomassoni
Buongiorno,
La scelta di interrompere o meno una terapia spetta solamente a lei.
La terapia è un incontro, una relazione Di fiducia e se questo non c’è più allora potrebbe essere utile riflettere sul continuare o interrompere e cercare un altro terapeuta maggiormente affine a lei
Le porgo i miei auguri
Un caro saluto
Dott.ssa Riazzola Alice
Penso che se dopo anni di terapia il problema non è risolto o il malessere nei confronti di quella relazione specifica persiste, ci si debba sentire legittimati a cambiare. Il termine "resistenza alla terapia" a mio avviso lo usano i terapeuti che non sanno trovare la soluzione o la chiave di ingresso. Per il mio approccio teorico se non si muove nulla entro breve vuol dire che qualcosa non funziona (e non è colpa del paziente/cliente, bensì del terapeuta). Quindi ben venga cambiare professionista e magari approccio teorico. Anche il terapeuta si deve fare interrogare continuamente sull'esito di ogni seduta e se pensa di non essere efficace (seguendo un metodo scientifico, cioè guardare l'errore) deve lui per primo inviare ad un collega, come è capitato a me una volta. Sentivo di non essere più efficace per quella persona e l'ho inviata ad un collega. Facendo così non solo è uscita dal problema, ma siamo rimaste in ottimi rapporti. Pertanto gentile utente cerchi finché non trova il terapeuta giusto. LB
Eccomi. Mi ha coinvolto molto il suo discorso e mi sono ritrovata. L' empatia è benzina nella terapia ed io le rispondo sia da clinico sia come persona. Per il mio percorso di formazione ho dovuto fare terapia su di me per tantissimi anni e ho fatto da paziente per motivi didattici sì ma anche umani, consegnando la mia intimità a colleghi che non sempre applicavano le giuste modalità. proprio perché già avevo gli strumenti ho capito che a volte non ero compresa a fondo e mi ritornavano interpretazioni o persino giudizi non consoni alla terapia. Sento la trappola in cui si sente. Io ho voltato le spalle esprimendo il mio dissenso e pian piano ho trovato la terapeuta che mi ha rispettata e capita ed oggi sono diventata la terapeuta che sono grazie alla correttezza di lei. Ho imparato questo che ho scritto di recente e spero possa farle sentire la mia comprensione.

Dobbiamo imparare a rispettarci e regolarci crescendo...regolare le nostre emozioni e i nostri pensieri, dice la psicologia, ed io come professionista e non solo ho imparato a monitorarmi continuamente cercando di comprendere cosa mi torna dalle persone.
Si , dobbiamo imparare a regolarci dalle persone. Non dico che ingenuamente dobbiamo cancellare chi ci sta scomodo altrimenti contraddirei il mio credo, anche se a volte scuotere i sandali e salutare sia molto utile, ma dico che devi sentire che cosa ti arriva... una carezza , uno schiaffo? E che schiaffo? Uno schiaffo educativo di chi ti vuol bene e ti vuole comunque dire qualcosa o uno schiaffo gratuito? Un silenzio, un' assenza di " grazie" dopo aver consegnato il tuo cuore o la tua gentilezza? Un'indifferenza dopo una richiesta di chiarimento ? Un " non posso ho da fare" dopo anni che non ti ci vedi?un giudizio che non tiene conto per niente di chi sei o di cosa ti ha portato a quella situazione?
Spererei piuttosto un sorriso, un come stai ....un gesto empatico semplice.
Ho imparato a regolarmi e a sentire cosa mi torna dalle persone e questo mi rende pronta sicura, libera e quindi felice , perché a differenza di tanti non resto appesa a quello che gli altri fanno... semplicemente lo considero una bussula che mi dice dove andare...e spesso mi dice di andare lontano, per tutelarmi.
In definitiva si tuteli si ascolti, lei è libero. Se ha preso da questa terapia è già un bene...ma questo non le preclude di dire basta. In genere in terapia si decide insieme , ma poici sono casi particolari come questo.
Caro utente
Mi dispiace che abbia avuto questa esperienza e non ho alcun desiderio di prendere le parti di nessuno in questa situazione. Sono dispiaciuta per la situazione che vive poiché sento che desidera proseguire il percorso ma che ha anche difficoltà a farlo in modo sincero e spontaneo.
Non ho ben compreso quale sia la sua domanda.
Mi sono chiesta se quello che desidera è un “permesso” per lasciare la terapia e se così fosse anche in questo caso non sta a me decidere per lei.
Credo che solo lei sappia cosa è giusto fare in questo momento.
Ho molto apprezzato il fatto che si sia sostenuto nell’aprirsi più volte riguardo i suoi dubbi con il suo terapeuta. Penso che questa sia una sua risorsa sulla quale fare affidamento per il suo futuro!
Qualsiasi cosa decida per se’ ora questo non vuol dire che non ci siano altre opportunità di proseguire il suo obiettivo! Che si tratti di ridefinire il suo lavoro con il collega oppure di proseguire con un’altra Persona... le auguro il meglio!
Caro utente, non sono riuscita a cogliere la sua domanda ma posso dirle che nessuno può scegliere al posto suo e nemmeno darle un consiglio preciso. Nella relazione terapeutica c'è lei e ha fatto benissimo a provare a confrontarsi con il suo terapeuta rispetto ai suoi dubbi e ai suoi pensieri, ora rifletta sul da farsi. Ci possono essere dei momenti più difficili nel percorso terapeutico, valuti se è solo uno di questi o qualcosa di più che non le permette di proseguire. Le auguro il meglio con il suo attuale psicoterapeuta o con un altro. Se dovesse aver bisogno non esiti a contattarmi.
Dott.ssa Federica Leonardi
Gentile utente di mio dottore,

alla base della buona riuscita di una psicoterapia vi è l'alleanza terapeutica. Quest'ultima è costituita dalla relazione di fiducia tra paziente e terapeuta. Se vien meno l'affidarsi da parte del paziente nei confronti dello specialista il processo terapeutico va incontro ad uno stop, e tende ad arenarsi la spinta evolutiva che produce la psicoterapia stessa.
Resta da capire se però in questo momento non ci sia una fase di difficoltà all'interno della terapia e sarebbe utile approfondire anche con il suo terapeuta alcuni aspetti. Tra le varie cose che ha scritto si intravedono anche i miglioramenti dovuti proprio a tale percorso psicoterapico, sarebbe un peccato abbandonare proprio adesso. Potrebbe rivelarsi utile prima di cambiare specialista tentare di parlarne proprio come ha fatto qui con noi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno,
Purtroppo anche gli psicoterapeuti possono commettere degli errori... Non so se sia il suo caso perché non conosco nel dettaglio la situazione.
Se posso esserle utile, non esiti a contattarmi.
Un cordiale saluto
Dott. Santo La Monica
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Salve,
il suo quesito è pregno di materiale significativo per un percorso di psicoterapia e dunque sarebbe buono poter lavorare su questo nelle sue sedute. Resistenze o no mi sembra che quanto lei ha scritto sia la chiave del percorso in questo momento ed interrompere senza affrontarla sarebbe un'occasione perduta per lei e per il terapeuta. Parli di questo, analizzate insieme cosa sta accadendo e poi deciderà se è arrivato il momento di concludere con lui il percorso o poter proseguire.
Premesso che un paziente può interrompere la propria psicoterapia in qualunque momento, credo che sarebbe buono che lei parlasse liberamente di quello che prova ultimamente e se proprio rimarrà della stessa idea, lo avrà potuto concordare..

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