Buonasera, vorrei capire come aiutare una persona vicina convincendola ad incontrare uno psicologo

32 risposte
Buonasera,
vorrei capire come aiutare una persona vicina convincendola ad incontrare uno psicologo. Questa persona non riconosce di avere problemi (che al momento sono molto accentuati es. pensieri confusi, insonnia, ansia, fobie di persecuzione ecc)
grazie per il supporto
Buonasera. Se la persona non è predisposta ad incontrare un professionista e non riconosce di avere nessun problema , è molto difficile. Suggerisco di provare a far notare la presenza di un problema relazionale tra di voi, che causa a lei del malessere in primis. In seguito proponga di rivolgervi ad un terapeuta che aiuti entrambi a risolvere le vostre problematiche relazionali . In questo modo la persona interessata si potrebbe sentire meno " disturbata" e chiamata in causa . Inoltre lei gli dimostra che é pronto a mettersi in discussione per primo. Chiaramente il professionista in un secondo momento potrà consigliare una psicoterapia individuale, ma dopo che l' aggancio terapeutico è già stato creato.

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Molta pazienza e determinazione . La persona in oggetto va lentamente convinta a rivolgersi a un professionista . Non va spinta o sollecitata violentemente ma supportata dolcemente al fine di farla intraprendere quella via . È molto importante la fiducia che s'instaura tra lei e la persona in questione .,Buone cose
Buongiorno, non credo che ci siano metodi per convincere una persona ad incontrare uno psicologo, eccetto quello di dare un suggerimento molto discreto, che sarà tanto più convincente se lei stessa può testimoniare di aver avuto esperienza diretta dell'incontro e del lavoro fatto con uno psicologo. Allora, la persona a lei vicina potrà sentirsi più rassicurata e magari convincersi che anche lei potrà beneficiare dell'incontro con uno psicologo, di cui forse potrebbe avere timore. Nessuno riconosce facilmente di avere dei problemi, soprattutto se vi sono delle resistenze specifiche e se questo gli viene ricordato con una certa ricorrenza e insistenza da parte di chi gli è vicino.
Buonasera,
non è un compito facile. La strategia che dovrebbe darle più successo è quella di prevenire le obiezioni della persona e di scusarsi per l'intromissione nelle sue scelte di vita o private. Altro
Salve, purtroppo non è possibile convincerla. Se la persona non riconosce di avere problematiche e quindi non ha la motivazione di intraprendere un percorso di cambiamento, è difficile che si convinca. Parte tutto dalla consapevolezza della problematica e dalla volontà di attuare un processo di cambiamento da una condizione di malessere a una condizione di benessere.
Buonasera. Il quadro che descrive è abbastanza serio anche se può essere temporaneo. Provi così: gli dica che è lei ad avere quei problemi e che ha bisogno di essere accompagnato da uno specialita. gli chueda aiuto. Provi così.

Buona serata e mi faccia sapere
Gent.mo/a,
a volte, è molto difficile accettare di rivolgersi ad un professionista in quanto si spera di superare tutto da soli oppure, cosa più frequente, si tende a negare di avere un problema. Bisogna accettare che non possiamo costringere nessuno a farsi aiutare, ma possiamo instaurare un rapporto di fiducia che possa spianare la strada affinché riprenda la propria vita in mano. Tutto questo richiede pazienza e amore. Potrebbe provare col lasciargli il contatto di un professionista su un comodino e magari, qualcosa pian piano, scatterà dentro di sé.

Cordialmente,
dott.ssa Manuela Piacere
Buonasera. Se lei conosce uno psicologo di cui si fida, lo proponga a questa persona dandogli il recapito telefonico e raccomandandoglielo. Chiarisca bene che il contattarlo non implica nessun impegno ma che sarebbe solo per un colloquio conoscitivo. Poi, senza insistere oltre perché sarebbe controproducente, non rimane altro che aspettare che questa persona lo chiami e chieda un colloquio. Spero di esserle stato utile.
E’ molto difficile aiutare qualcuno che non ritiene di dover essere aiutato, può fare leva sulla qualità della vita che la persona conduce e, se ce ne sono, sugli obiettivi che manca o ha mancato a causa dell’insonnia e dell’ansia.
Salve! Se la persona di cui parla non è consapevole delle sue problematiche, penso importante, innanzitutto, trovare una modalità per far si che si renda conto di ciò.
Solo in un secondo tempo può suggerirle di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. Posso suggerire anche di raccontare di esperienze già vissute da lei o da qualche altra persona .Un saluto
Salve, quella che decrive è una situazione molto delicata e difficile da gestire. Nella pratica clinica i disturbi si possono distinguere in EGODISTONICI ed EGOSINTONICI, i primi causano un disagio al soggetto, sente che "c è qualcosa che non va..", si ha consapevolezza del problema; nel secondo caso non vi è sofferenza poichè il disturbo, il sintomo viene vissuto come parte di sè dunque non viene percepito come un problema per il soggetto stesso, bensì per chi gli sta accanto. Naturalmente maggiore è il grado di egodistonia della patologia, maggiore sarà la motivazione a fronteggiare il problema e a farsi aiutare.Nel caso descritto vi è un evidente egosintonia dei sintomi dunque tutto più complicato, ma non impossibile. Sicuramente é fondamentale che la persona in questione percepisca la sua vicinanza comunicando semplicemente la propria preoccupazione, evitando commenti o giudizi negativi, cercando di avere tanta pazienza.In seguito proverei a prospettare una valutazione della situazione da parte di un esperto .
Salve, per poter aiutare una persona "vicina", è necessario lei che abbia un minimo di consapevolezza delle proprie problematiche in modo da mettere a fuoco una richiesta di aiuto. Successivamente insieme potrete prendere un appuntamento con uno specialista in modo che questa persona si senta accolta non solo da voi ma anche da un professionista della relazione d'aiuto.
Se desidera può contattarmi per un primo colloquio.
grazie
Buonasera, purtroppo è molto difficile aiutare una persona affinché decida di intraprendere un percorso psicologico. Uno degli aspetti fondamentali che consentono il buon esito di una terapia, a prescindere dai tipo di problema da affrontare, è la motivazione alla terapia e quindi al cambiamento. Finché il disturbo è egosintonico, vale a dire la persona non sente di avere un problema, difficilmente non avendone consapevolezza si adopererà a cambiare. L'unico consiglio che mi sento di darle è di metterlo gradualmente di fronte ad alcune conseguenze dei sui comportamenti, magari proprio partendo da quanto questi incidono sul vostro rapporto; le auguro che a breve questa persona acquisisca quel tanto di consapevolezza necessaria a chiedere aiuto. Buona fortuna.
Gentilissimo/a utente
Le posso consigliare di farsi accompagnare lei da uno psicologo (una bugia bianca) detta a fin di bene può essere detta
Poi... con l’aiuto dello psicologo fargli rendere conto che affrontare una difficoltà non è soggetta a pregiudizi
Buongiorno,
mi associo alle risposte dei miei colleghi sulle difficoltà di convincere una persona a farsi aiutare, tuttavia credo che lo stato psico-emotivo di suo fratello si ripercuota anche su di lei e sul vostro contesto familiare. Il mio suggerimento è quello di rivolgersi ad uno psicologo per cercare un sostegno, per se stesso ed eventualmente per i suoi familiari. Consideri che un percorso psicologico potrebbe aiutarvi a trovare gli strumenti personali e relazionali necessari per gestire il problema. Resto a disposizione per ulteriori domande. Cordiali saluti. Alessandra Piarulli.
Salve. motivare una persona "vicina" a lei a farsi aiutare da uno psicologo puo' essere una impresa impegnativa. Tuttavia non si scoraggi! arrivare ad ammettere a sè stessi di avere dei problemi psicologici non è facile, specialmente se la persona in questione(come sembra trapelare da quello che scrive)si tiene molto sulla difensiva e sposta l'asse dei problemi fuori di sè.
puo' sembrare paradossale quello che sto per suggerirle, tuttavia potrebbe essere proprio lei per prima/o a chiedere un supporto psicologico. questo per due ordini di motivi.
il primo è che stare in contatto continuo con una persona con sofferenza psicologica è molto faticoso e lei dovrebbe essere sostenuta/o (lei e i suoi familiari).
Il secondo motivo è che uno psicologo sarà certamente piu' oggettivo, e nel tempo le potrebbe dare quei giusti suggerimenti per aiutarla. Se la persona in questione continua ad avere un atteggiamento di negazione rispetto ai suo problemi avrà almeno protetto sè stessa/o e chi le sta intorno. Ri mango a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Cordiali Saluti. Dottor Grilli
Salve, effettivamente come hanno già scritto i miei colleghi nelle risposte precedenti, è molto difficile far capire ad una persona che ha necessità di essere aiutata, mentre lei non è cosciente di averne bisogno. Il più delle volte rifiutano perchè pensano di potersela cavare da soli, dicono di non credere nella psicoterapia, ci vuole molta pazienza, capacità di persuasione e soprattutto nel momento in cui mostrano i loro disturbi farglielo notare ma senza colpevolizzarli. Inoltre lei che sta scrivendo la domanda e quindi mi sembra molto vicina ed interessata ad aiutarla potrebbe chiedere un " aiuto indiretto", cioè sarà lei a recarsi da una psicoterapeuta e tramite l'aiuto che lei riceverà lo potrà a sua volta rivolgere verso la persona che vuole aiutare. Potrebbe essere che nel momento che acquisterà fiducia nei suoi confronti ascolterà i suoi consigli, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Potrebbe far leva sui sintomi fisici che la persona riconosce come oggettivamente problematici e proporle una visita dal medico di base, così potrebbe essere lui a rilevare le altre problematiche e indirizzarlo alle cure più congrue.
Buongiorno. Visto che ha a cuore questa persona, semmai può proporle di accompagnarla lei da uno psicologo oppure può contattare direttamente lei uno psicologo per confrontarsi con lui e chiedere qualche consiglio. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Salve, la motivazione è molto importante ai fini della buona riuscita della psicoterapia.
Lei può solamente consigliare questa persona, poi decide lui.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, questa è una delle domande che vengono poste più spesso. Credo che il passo decisivo, nonostante le "spinte" provenienti dall'esterno, possa essere compiuto esclusivamente dalla persona portatrice del disagio. Molto spesso, nonostante sintomi e disagi evidenti, la persona non vuole oppure non è consapevole dell'impatto che tali sintomi hanno sulla sua vita. Altre volte, più spesso di quanto si creda, sono le persone vicine a spingere il paziente a rivolgersi ad uno psicologo in quanto loro stessi più preoccupati da quei sintomi. Credo che la soluzione migliore sia parlare con la persona, esprimere la propria preoccupazione (senza giudizio) verso ciò che sta accadendo, validare (sempre) lo stato d'animo dell'altra persona (anche il rifiuto di andare da uno psicologo) e proporre delle possibili soluzioni che la persona portatrice del disagio, se vuole, potrà, consapevolmente e non sotto spinta degli altri, prendere in considerazione. Insistere provoca l'effetto contrario quindi cerchi di astenersi, per quanto mi rendo conto possa essere difficile e faticoso.
Cordialmente, dott. FDL
Buonasera, continui a suggerire a questa persona di contattare un professionista, senza prevaricazioni o obblighi. Può far leva su quegli aspetti che ritiene nocivi e sulla sua qualità di vita.
MMM
Provando a comprendere qual è il-i
problema-i che il ragazzo riconosce e chiedere quali sono le sue proposte per risolverlo. Quali alternative lui propone? Convincere è tentare di vincere su di lui lottando, persuadere è far avvicinare lui coinvolgendolo soavemente nella risoluzione del problema, per vincere insieme. Mi faccia sapere. Saluti
Buongiorno, è spesso delicato quando ci accorgiamo che una persona cara soffre ma rifiuta un aiuto. Allo stesso tempo, la "scelta" di non accettazione può significare molto per la persona stessa e credo sia utile tenerne conto. Chissà a cosa pensa potrebbe andare incontro se riconoscesse di avere un problema. Ciò che mi permetto di suggerirle è di provare a mettere in luce il fatto che per lei inizia ad essere complicato sul piano relazionale, in modo che la persona inizi a considerare quello che i cari intorno possono vivere. Dopodiché, credo sia importante avere tanta pazienza e fiducia. La persona potrebbe anche trovare dei modi diversi per far fronte al proprio malessere... oppure potrebbe piano piano considerare la possibilità di iniziare un percorso terapeutico. Le auguro ogni bene. Un saluto
Gentile utente, per esperienza posso dirle che non ci sono metodi, sicuramente può suggerirgli senza pressioni di consultare uno psicologo. La motivazione alla cura però deve arrivare da chi chiede aiuto e talvolta può passare moltissimo tempo.

Cordialmente

Dottor Mauro Vargiu
Salve,
non aggiungerò molto di più rispetto ai colleghi, semplicemente la persona che si rivolge ad uno Psicologo deve farlo in modo volontario. Le conseguenze dello stato di malessere spesso arrivano ad un punto in cui la persona si rende conto di aver bisogno di aiuto. Invece di pressare l'altro per farlo andare da uno psicologo potrebbe semplicemente stare accanto alla persona e farle capire che tutti possono avere bisogno di aiuto di professionisti senza doversi vergognare. Magari anche dare l'esempio potrebbe essere un input. Meno pressione e più supporto.
Buongiorno, ho letto attentamente quanto ha scritto e ci tengo a precisare che non si può convincere una persona ad andare dallo psicologo, se la persona in questione prima di tutto non è consapevole di avere un malessere o una problematica sul piano psicologico. Detto ciò, mi sento di fare con lei questa riflessione: se è già stata/o da uno psicologo potrebbe raccontare la sua esperienza, i motivi per cui si è rivolta/o ad un professionista e i benefici che ne ha tratto dal percorso psicologico. Cordiali saluti. Dott.ssa Elena Menegon
Gentile utente, come già esposto dai miei colleghi, non è possibile iniziare un percorso terapeutico se non si è personalmente motivati. Anche se la persona dovesse accettare, non darebbe buoni frutti iniziare in questo modo, anzi, potrebbe essere controproducente e allontanare la persona da questa possibilità. Potrebbe però chiedere supporto al medico di base, visto che la persona (nonostante non riconosca il suo bisogno) presenta sintomi evidenti di malessere, e insieme a lui proporre una visita psicologica da un professionista. Se poi riesce a portare come testimonianza l'esperienza positiva di qualcuno a voi vicino sarebbe ottimo per stimolare l'interesse verso questa possibilità. Resto a disposizione e le faccio i miei migliori auguri. Dott.ssa Federica Melis
Buonasera, capisco che si preoccupi per questa persona e che desideri aiutarla. Quando qualcuno non riconosce di avere problemi, può essere difficile convincerlo ad incontrare uno psicologo. Tuttavia, la sua preoccupazione e il tuo sostegno potrebbero fare la differenza. Potrebbe provare a parlare con questa persona in modo gentile e rispettoso, ascoltando attentamente i suoi pensieri e sentimenti. Potrebbe anche provare a condividere le sue preoccupazioni in modo delicato, sottolineando che incontrare uno psicologo potrebbe essere un'opzione utile per affrontare i sintomi che sta sperimentando. Promuova una discussione aperta e sincera. Inoltre, potrebbe offrirsi di accompagnare questa persona alla prima seduta con lo psicologo, per farla sentire più supportata e confortata. Spero che questi suggerimenti possano esserle utili e le auguro il meglio nella sua missione di aiutare questa persona. Si ricordi tuttavia che non abbiamo nessun controllo sugli altri, possiamo solo provare ad influenzare i loro comportamenti positivamente. Un caro saluto. Dott.ssa Sara Dassiè
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Buongiorno, purtroppo non possiamo fare opere di convincimento nell'andare in terapia, capisco e accolgo la sua preoccupazione però la invito piuttosto a provare a discuterne del problema in maniera assertiva.
Buona sera, il percorso terapeutico viene scelto e iniziato su una motivazione, al momento può supportarlo con una relazione di fiducia col fine di intravedere ciò che risulta per lei una difficoltà,che se mai per l’altra persona non è visto, cosa suscita in lei (preoccupazione , apprensione) questi suoi comportamenti/pensieri, inizi a comunicarle questo, e portargli il messaggio che ha una rete su cui appoggiarsi se vuole, anche nella scelta di un percorso psicologico. Buona serata
Buonasera,
La riduzione di consapevolezza, quindi di insight clinico e cognitivo, è frequente in persone che attraversano periodi di confusione mentale.
La mia indicazione è di cercare di comprendere le motivazioni per cui questa persona, che Le sta vicino, non vuole incontrare uno o una specialista della salute mentale. Queste ragioni vanno ascoltate, comprese e non giudicate, al fine che sia la persona stessa a prendere consapevolezza della propria condizione e richiedere un aiuto.
Potrebbe volerci del tempo, però con le adeguate conoscenze, si può giungere a degli ottimi livelli di consapevolezza.
Tanti cari saluti.
Dott. Daniele Morandin

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