Buonasera sono un ragazzo di 22 anni. Da circa 1 anno e mezzo sto malissimo con sintomi che io repu

18 risposte
Buonasera sono un ragazzo di 22 anni.
Da circa 1 anno e mezzo sto malissimo con sintomi che io reputo fisici ma che dai tanti esami effettuati non risulta niente di importante.
Io in pratica soffro di sintomi collegati con il respiro che mi causano tantissime cose.
Sopratutto oppressione al torace, non so più come si respira correttamente, controllo sempre il respiro ( a tratti anche ossessivamente), invece di respirare in maniera automatica, spesso è manuale, controllato e questo mi.porta tantissime conseguenze come giramenti strani di testa, notti insonni e con tanta, tantissima rabbia perché non riesco a lasciare il respiro.
In pratica non vivo più, sono schiavo di tutte queste cose che mi fanno solo star malissimo. Durano 24h su 24 e peggiorano la sera.
Soffro anche di tantissime extrasitole che aumentano appunto quando faccio un respiro.

Per provare a non prendere uno spicofarmaco volevo iniziare un percorso di psicoterapia, però non so se nel mio caso è meglio COGNITIVO COMPORTAMENTALE oppure TERAPIA BREVE STRATEGICA.
Volevo se possibile chiedere un consiglio vista la situazione quale potrebbe essere piu d'aiuto
Considerando che anche prima di avere questi sintomi sentivo il bisogno di rivolgermi ad uno psicologo, ma erano problemi ben minori rispetto a questi che ho adesso. Problemi di autostima e ansia ma molto lieve rispetto ad adesso.
Inoltre volevo chiedere se secondo voi anche se sono già ad un livello molto molto avanzato, un percorso con un terapeuta può avere lo stesso valore di uno psicofarmaco (sempre parlando del mio caso).
E se in questo caso conta di più il tipo di terapia (cognitivo o breve) oppure gli anni di esperienza del terapeuta, se 4/5 anni in più possono fare la differenza.
Vi ringrazio e scusate per le tante domande ma sono molto indeciso e non vorrei sbagliare scelta in un momento così brutto per me.
Grazie mille per la pazienza e per i consigli.
Buongiorno, mi dispiace davvero tanto per quello che sta passando, sento che sta soffrendo molto e immagino come si debba sentire nel dover prendere una decisione con la speranza di poter stare meglio. Mi sembra che i sintomi che riferisce siano davvero moltoi invalidanti e che occupino in modo pervasivo tutto quanto lo spazio sia interno che esterno a sè. Penso che per quanto riguarda la psicoterapia sia decisivo il tipo di rapporto e vicinanza emotiva che si stabilisce con quel terapeuta, perchè è la relazione che cura, almeno dal mio personale punto di vista. Non conosco le ragioni della sua resistenza al farmaco ma certamente quando si intraprende una terapia farmacologica penso sia importante farlo in abbinamento a quella pscicologica, insomma l'una non esclude l'altra. Le auguro di trovare davvero la serenità che merita dopo tanta sofferenza.

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Salve, intraprendere un percorso terapeutico è davvero una buona scelta e non più procrastinabile. Dagli ultimi studi risulta che il tipo di terapia o qualche anno di esperienza in più è meno importante che realizzare una buona relazione terapeuta-paziente. Con il terapeuta valuterete poi se rivolgervi ad un medico per affrontare lo stato di acuzie anche farmacologicamente. Ma un passo alla volta... Un caro saluto, Giovanna Silvestri
Salve. Mi sembra saggia la sua decisione di intraprendere un percorso psicoterapeutico. Come già detto dalle colleghe, ciò che funziona è la relazione e l'alleanza terapeutica. Per quanto mi riguarda, nelle situazioni come la sua, ottengo dei buoni risultati con un approccio di tipo psicocorporeo dove integro psicoterapia bioenergetica, terapia miofunzionale e, soprattutto, rispetto e comprensione dei sintomi. È un percorso profondo, che parte dalle sensazioni e percezioni corporee per arrivare ad elaborare i vissuti emotivi trattenuti, con micromovimenti che aiutano ad allentare le tensioni muscolari e lavorando sulla stimolazione della fiducia in se stessi. Distinti saluti
Salve, mi dispiace per la situazione che sta vivendo.
Credo che per lei sia opportuno iniziare al più presto un percorso di psicoterapia. Inoltre, non esiste un approccio migliore di un altro, l'importante è che lei si senta compreso e a suo agio. Per quanto riguarda l'utilizzo dei farmaci si confronti con il suo medico di fiducia.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, non si scusi per le molte domande, spesso ci si perde se non si è del campo!
Allora, per la sua sintomatologia le consiglierei la Psicoterapia cognitivo-comportamentale, molto efficace per il Doc.
Per la terapia farmacologica aspetterei di iniziare la Psicoterapia... ed eventualmente valuterei con le prime sedute il da farsi.
In bocca al lupo di cuore.
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare che meriterebbe di essere condiviso. I suoi vissuti, anch'essi così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto
Salve, mi dispiace per il disagio e la sofferenza che sta vivendo. Un percorso di psicoterapia cognitivo-compamentale le permetterebbe di indagare ed approfondire la natura del malessere ed acquisire delle abilità per fronteggiare la sintomatologia. Nella stessa sede potrebbe valutare insieme al professionista l'eventualità di una terapia farmacologica, dopo approfondita anamnesi. Un caro saluto
Io credo che il percorso terapeutico sia davvero ciò che può fare la differenza verso il benessere. Non sempre siamo in grado di vedere la strada giusta per noi . I nostri sintomi vanno accolti come segnale importante che la nostra mente attraverso il corpo ci da. Quindi è importante vista anche l’età che possa trovare attraverso un percorso il metodo per stare bene il prima possibile. Sia la terapia cognitivo comportamentale che la terapia strategica breve offrono strumenti molto efficaci al suo problema
Buongiorno, credo che una terapia integrata sia la cosa migliore visto i suoi livelli d'ansia somatizzata. D'accordo con i colleghi che non esiste un approccio migliore dell'altro, si affidi ad un terapeuta con cui sente di trovarsi bene e si fidi. E si affidi anche ad un medico (psichiatra o neuropsichiatra) che possa improntare una terapia farmacologica che faccia al caso suo.
Cordialità Dott.ssa Papi
Sei giovane, e molto attento alle tue sensazioni corporee, ai tuoi sintomi.
Sicuramente comprenderli per un percorso di formazione e di crescita è la scelta vincente.
Affidati serenamente ad uno psicoterapeuta con il quale ti possa sentire a tuo agio, accolto e capito.
Con calma e con pazienza....
Come ho affermato all’inizio sei giovane, e questo è un grande vantaggio in termini di tempo e di energie: prenditi cura di te.
Un abbraccio affettuoso
Caro ragazzo, dalla descrizione dei sintomi, lei soffre d’ansia.
Non rimandi oltre la consulenza di uno psicoterapeuta.
Più che per il metodo, le consiglio di scegliere un terapeuta che la faccia sentire al sicuro, ascoltato in modo da capire le cause profonde di questo suo disagio.
Buona fortuna.
Giada Bruni
Salve, leggo attentamente le sue parole e sento il disagio che sta vivendo ormai da tempo. Credo che sia arrivato il momento di andare oltre l osservazione e l analisi accurata che fa dei suoi sintomi. Un percorso di terapia la potrà sicuramente aiutare. Come già hanno scritto altri colleghi, ciò che aiuta di più è la relazione terapeutica, a prescindere dall' approccio che si sceglie, tuttavia comprendo l.importanza di volerne conoscere il modello di riferimento. L approccio migliore, a parer mio, è quello che sentirà lei più calzante a sé stesso. Per quanto riguarda l' utilizzo di farmaci, questo andrà valutato in itinere.
Sperando di esserle stato di aiuto, la saluto, con affetto dott.ssa Caterina Eleuteri

Buongiorno; concordo ampiamente sul fatto che è la relazione con il terapeuta che fa la differenza e quindi il primo passo potrebbe essere quello di una prima visita per conoscersi e avere un primo riscontro. La sua sintomatologia, per come lei l'ha descritta parla di un disagio relazionale che coinvolge l'insieme delle sue relazioni. Ma attenzione! Non è lei che è sbagliato ma sono i modelli relazionali con i quali si è incontrato nella sua infanzia, educazione e società che non corrispondono alla sua sensibilità ed al suo proprio ed unico modo di sentire. Lavorare su questi temi, qualsiasi sia l'approccio, richiede tempo. Infine, diffidi da cosa propone la nostra società odierna: mi riferisco alla dittatura del "tutto e subito". Dare sollievo ai sintomi è importante ma, per usare una metafora, ma è come usare una stampella: se non si fa fisioterapia il danno può estendersi a tutta la postura. Non siamo dei robot. Le auguro di trovare qualcuno che la possa aiutare a mettersi in relazione con il suo peculiare ed unico modo di essere che per lei è perfetto. Cordiali saluti.
Carissimo, intanto vorrei rassicurarla che sia per l'età che per i sintomi che ha descritto con un buon percorso psicoterapico e farmacologico potrà uscire da questo periodo così difficile. I tipi di terapia sono tanti come le hanno già segnalato, ma non si aspetti risultati duraturi con una psicoterapia breve. Certamente la psicoterapia cognitiva offre molti strumenti per questo tipo di problematica, ma quello che conta davvero è la relazione terapeutica. Questo significa che dovrà affidarsi al senso di contenimento, di sicurezza, di alleanza, di autenticità che si forma nella relazione con il terapeuta da lei scelto. Una relazione questa che la aiuterà a ripercorrere anche momenti difficili della sua vita per integrarli, comprenderli, scioglierli. Il percorso terapeutico è un viaggio potremmo dire verso il paese meraviglioso che è la nostra vita psicofisica. Il sintomo che lei prova è il messaggio che il corpo- mente le manda per invitarla a percorrerlo.
I farmaci le serviranno probabilmente all'inizio (ma questo lo deciderà insieme al suo psicoterapeuta), poi sarà l'alleanza terapeutica, l'obiettivo comune che avrete che l'accompagnerà fino alla guarigione completa. Le auguro veramente di trovare il terapeuta giusto.

Buongiorno, sicuramente un percorso di psicoterapia è più che indicato in questa situazione, i farmaci li valuterei una volta iniziato il percorso. Gli approcci che ha menzionato possono essere utili, aggiungo anche di prendere in considerazione un percorso di terapia somato-relazionale, come può essere l'analisi bioenergetica o la sensory motor. Sicuramente gli anni di esperienza del terapeuta possono incidere, ma anche la buona relazione terapeutica. Se ha bisogno di nominativi anche in altre città mi contatti pure, io sono disponibile su Milano, sono analista transazionale e analista bioenergetica. Cordiali saluti
Buongiorno,
È difficile dire se una terapia funziona meglio di altre perché l’efficacia della psicoterapia è data da tanti fattori, tra cui il metodo. Si affidi ad uno psicoterapeuta che la faccia sentire compreso!
Salve. Dalle parole che scrivi si percepisce la sofferenza che stai provando e il disagio che questa condizione ti procura. Io ritengo che quando il corpo manifesta un tale malessere sta comunicando una sofferenza interiore che interessa anche la psiche. Per questo un percorso psicoterapeutico in cui poter riflettere e ascoltare ciò che in qualche modo ci stiamo comunicando è fondamentale per poter andare verso uno stato di benessere. Chiedi quale sia meglio, se un percorso cognitivo comportamentale o breve strategico, ti chiedo se hai mai sentito parlare della tecnica EMDR ad esempio, ma come vedi ci sono tante strategie e tutte sono utili se si crea un rapporto di alleanza con il professionista che scegli. Nel momento in cui ti fiderai di chi hai scelto per guidarti allora riuscirai ad entrare in contatto con gli aspetti più profondi e sofferenti e potrai scegliere e prendere decisioni sane e funzionali e il tuo corpo non dovrà più "stare male". Ti auguro un bel cammino di rinascita!
Per i disturbi d'ansia molto spesso il paziente assume qualche psicofarmaco e congiuntamente porta avanti una psicoterapia; le due cose non sono incompatibili ed i risultati spesso si giovano di questo modo di procedere, anche perché con il progredire della psicoterapia i farmaci diventano sempre meno necessari fino alla loro eliminazione. Posso dirle che la Terapia Breve Strategica ha buoni strumenti per i disturbi d'ansia, ancor più se integrata con un altro approccio più attento all'inconscio ed al passato come può essere la Gestalt, anch'essa in possesso di tecniche molto veloci.

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