Buonasera dottori Quando andavo in terapia mi sentivo ripetere spesso che non esiste un "giusto"

19 risposte
Buonasera dottori

Quando andavo in terapia mi sentivo ripetere spesso che non esiste un "giusto" o "sbagliato", esistono solo le emozioni e ciò che sente il paziente.
Quindi mettiamo caso io volessi uccidere qualcuno, anche in questo caso vale questa regola?

Ovviamente il mio è un esempio estremo, siccome dall'esperienza e da quello che ho capito io, sembra che nella psicologia in generale non ci siano confini, limiti, differenza tra bene e male. Spero di sbagliarmi, volevo condividere questo mio pensiero con voi gentili dottori, e magari, perchè no, sapere cosa ne pensate a riguardo.

Di nuovo una buona serata.
Salve, come in ogni cosa ci sono alcuni limiti da rispettare. Se lei beve due litri di acqua al giorno fa bene, se ne beve dieci fanno male.
Comunque, posso chiederle come mai questa domanda?
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Salve, il terapeuta accetta il punto di vista del paziente e la realtà che egli vive e gli porta in seduta, non giudica e non appone etichette; semplicemente lo aiuta a raggiungere uno stato di benessere psichico. Tenendo presente che non divide il mondo in "normali" e "patologici", il che non avrebbe un senso.
Ovviamente vi sono dei limiti, che non sto a discutere declinati all'assurdo. Cordialmente, dr.ssa Daniela Benvenuti
Buona sera, perché non ha condiviso questi suoi dubbi col terapeuta che la seguiva? Avrebbe potuto avere un riscontro.
Posso dirle che, esistono dei confini tra ciò che sentiamo, pensiamo nel bene e nel male, e quanto sia possibile esprimere all'atto concreto. Bisogna conoscerne le conseguenze, assumersene le responsabilità.
Stando al suo esempio: si può desiderare di uccidere una persona ma, all'atto pratico bisogna saperne le conseguenze. Quindi si, esiste un confine tra il proprio sentire e l'agire.
Un saluto
Mi dispiace per la sua esperienza di psicoterapia. Un setting di psicoterapia stabilisce ruoli, limiti, regole, confini che sono utilissimi da apprendere. L'assenza di giudizio non ha a che fare con gli ideali individuali o con la permissività, ma con la possibilità di far sentire la persona libera e non giudicata. L'etica in psicologia invece è un caposaldo.
Buonasera! Intanto grazie di aver posto questa domanda interessante. In psicologia non esiste giusto o sbagliato nel senso che non c'è un giudizio nei confronti del paziente. Si lavora affinché il paziente sia consapevole del perché ha agito in quel modo, anche in atti crudeli. Per questo un terapeuta non prende in carico qualcuno se sente di non poter affrontare in maniera imparziale ( senza giudizio)quella tematica. Basti pensare ai pedofili, anche loro vengono assistiti psicologicamente.
Spero di essere stata chiara ed esaustiva in così poche righe.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente sicuramente in psicoterapia si aiuta il paziente a non giudicare il proprio sentire e a non etichettare le emozioni come giuste o sbagliate.
Ma allo stesso tempo lo si aiuta anche ad avere consapevolezza dei propri comportamenti e delle responsabilità ad esso collegati avendo ben chiaro che ci sono dei limiti che definiscono cosa è lecito e cosa non lo è.
Il suo esempio sí è un po’ estremo ma probabilmente riflette la necessità di comprendere meglio quale è il confine tra ciò che è bene o è male per lei.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Anna Tomaciello
Buonasera, non ho ben compreso cosa chiede. La mia interpretazione è: "visto che non c'è niente di giusto o sbagliato è tutto ammesso?" Credo che a questa domanda dovrebbe provare a rispondersi, ognuno di noi ha il proprio metro di giudizio, io, personalmente, credo che tutte le emozioni siano lecite, basta che non ci spingano nella realtà a commettere omicidi! Provare voglia di uccidere qualcuno, questo esiste eccome, l'importante è gestire questo impulso e non passare all'azione, ma sentire questa emozione non è condannabile... sempre secondo me! Anzi contattare la propria rabbia più nera, con il giusto aiuto, può essere assolutamente sano.
Non so se ho risposto ...
Un saluto
Claudia m
Gentile utente, è vero che esistono le emozioni e che il sentire non è nè giusto nè sbagliato. Come posso giudicare la sua rabbia piuttosto che il suo dolore o la sua gioia. La differenza la fanno proprio le azioni e quello che scelgo di fare con ciò che provo. Confini, limiti e differenze tra bene e male ci sono sempre, servono a proteggerci, a orientarci, a scegliere.
Cordiali saluti,
Rosella Pettinari
Salve. C'è un pó di confusione. Il bene e il male esistono. Si lavora sui confini per dare la giusta dimensione al vissuto emotivo. Un vissuto emotivo represso, può sfociare in comportamenti violenti. Il percorso psicoterapeutico si intraprende per comprendere e canalizzare nel modo giusto le emozioni, utilizzandole per trovare la fiducia in se stessi che permette di vivere serenamente, lasciando andare rancori e risentimenti, utilizzando la rabbia per affermarsi e non per vendicarsi, per evitare che si possano avere comportamenti violenti. Distinti saluti
Buongiorno gentile utente,
si direbbe che per lei sia molto importante stabilire una volta per tutte che c'è "un giusto e uno sbagliato", "il bene e il male" e non doverne discutere più.
Dato che lo chiede, le dico cosa penso io al riguardo.
"Giusto/sbagliato", "bene/male" sono giudizi che variano in base alla percezione di ognuno di noi. Quello che è giusto per me può essere sbagliato per lei e quello che è bene per lei può essere male per me, e viceversa.
Di contro, "uccidere" è un'azione, un fatto concreto, un evento.
Certo che i limiti e le differenze tra bene e male esistono; solo che sono diversi per ognuno di noi e si basano su ciò che ognuno di noi ha imparato essere "bene" oppure "male".
D'altra parte, non è che esistono "solo" le emozioni e solo ciò che uno "sente". I fatti, le situazioni, gli eventi sono reali, concreti, oggettivi. Ma, a partire dalla nostra visione e dalla nostra percezione di quella situazione, ognuno di noi sperimenterà alcune emozioni piuttosto che altre.
Lei dice che spera di sbagliarsi. Io credo che molta parte del parlare, del discutere, del litigare derivi dal fatto che ognuno di noi è convinto di avere ragione. Se con "sbagliarci" intendiamo "iniziare a considerare anche le ragioni dell'altro", credo che ne potremmo beneficiare tutti moltissimo!
Un cordiale saluto.
Gentile utente, se è vero che non ci sono emozioni giuste o sbagliate è pur vero che ci sono modi giusti e sbagliati per esprimerle e gestirle, ed è per questo che se ad esempio la rabbia è "consentita" non è funzionale esprimerla attraverso agiti violenti verso se o gli altri... per questo motivo la psicoterapia aiuta a trovare il modo più corretto per riconoscere prima e gestire poi le sue emozioni; inoltre la psicoterapia la supporta nel riconoscere ciò che si cela dietro ad alcuni vissuti emotivi, facendo luce su pensieri o esperienze che si sono a monte di tali emozioni.
Spero di esserle stata d'aiuto.
dott.ssa Maria Lucia Dimaglie

Buongiorno,
il concetto di "giusto e sbagliato" si è evoluto in noi per il mantenimento della specie. Per gli uomini delle caverne era assolutamente necessario capire se qualcosa era giusto o sbagliato pena la vita!
Ora ovviamente che non rischiamo più tutti i giorni di morire, basarsi su questo per decidere non è particolarmente efficace. Per questo motivo viene utilizzato il concetto di utilità e funzionalità a livello personale.
Neppure la legge definisce cosa sia giusto o sbagliato, ma cosa sia legale o meno e nel dettaglio in una particolare nazione.
Rispetto ai pensieri bisogna ricordare che sono produzioni mentali, qualcosa generato dalla mente, non la realtà e come tale vanno trattati, cioè visioni soggettive della realtà, non la realtà assoluta.

Cordiali saluti
Dr.ssa Micol Loppo
Psicologa Psicoterapeuta
Una riflessione estremamente interessante e complessa. Non basterebbe un giorno intero per definirla esaustivamente.
Mi limito a sottolineare che la dicotomia giusto/sbagliato appartiene alla branca dell’etica e non allo studio dei parametri cerebrali (psichici dunque), e scotomizza in maniera estrema la complessità del reale.
Il cervello si esprime in direzione evolutiva, e possiede feedback sintomatici in grado di stabilire la funzionalità evolutiva di un’emozione/pensiero/azione. Ma mi fermo qui perché sono un logorroico e mi piacerebbe parlarne per ore.
Mi limito a farle presente che la sua delusione verso la psicologia quale ipotetico strumento di rimozione del “limite” potrebbe essere un grandioso argomento da sviluppare nella sua terapia.
Un caro saluto
Salve, quello che forse voleva comunicarle il suo terapeuta è che non è possibile avere in quanto psicoterapeuta una posizione giudicante nei confronti del paziente. Si parla in realtà di etica che va ben al di là dalla morale e dal giudizio, di qualsiasi tipo. Questo per dare al paziente la possibilità di dire per quello che è. Del resto nella vita si risponde comunque alla legge rispetto alle proprie azioni. La saluto cordialmente, Marina Montuori
Ovviamente il concetto di "giusto o sbagliato" riguarda eventualmente una questione di etica personale che è ben altra cosa da ciò che è regolamentato da leggi che se sono infrante si entra in un contesto di natura giuridica . Quindi, venendo al suo esempio, fantasticare di uccidere una persona può essere tranquillamente oggetto di psicoterapia senza essere catalogato nelle categorie del "giusto" o "sbagliato", mentre farlo realmente avrebbe delle conseguenze esistenziali molto penose tra cui la possibilità di farsi 20/30 anni di carcere. Detto questo nel suo scritto non viene illustrato come mai per lei questo sia un quesito così importante. Salve.
Gentile utente, la sua domanda è molto interessante. Nella psicologia non è che non ci siano confini, limiti e differenze tra bene e male. Al contrario, ci sono, ma sono soggettivi e dipendono dalle circostanze. “Giusto” e “sbagliato” sono concetti relativi, soggettivi, che vanno presi caso per caso e tenendo conto di tutte le circostanze. In questo senso non esistono come entità a se stanti, come qualcosa di valido per tutti i casi. Per capire ciò è necessario fare degli esempi estremi, come ha fatto lei se è giusto o sbagliato uccidere. Immaginiamo questa situazione: un uomo sta per ucciderla o ancora peggio sta per uccidere suo figlio e non c’è nessun modo per fermarlo se non sparargli a distanza. Siamo tutti d’accordo a sostenere che uccidere è sbagliato, ma sostenerlo in questo caso significherebbe anche dire che è giusto lasciare che questo uomo uccida. È naturalmente solo un esempio, ma che ci può servire per lavorare in psicoterapia sul processo decisionale, quando ad esempio una persona resta “bloccata” nelle proprie decisioni a causa di convinzioni e pregiudizi. Sono a disposizione se vorrà qualche chiarimento. Un saluto, dott. Valerio Mura
Buonasera gentile utente, in psicoterapia è possibile fare esperienza del confine e del limite nella loro dimensione contenitiva e protettiva. Quando non sia stato possibile interiorizzare limiti e confini sani con le figure di accudimento primarie, ci si potrebbe sentire in balia delle emozioni o dei giudizi altrui o restare a propria volta incastrati nella dicotomia giusto/sbagliato. Tale dicotomia è tanto rassicurante perché attribuisce la responsabilità all'esterno non esponendo l'individuo a vissuti o risposte personali. E' molto più semplice mettersi in gioco per chi si è sentito al sicuro, contenuto e protetto all'interno di una relazione. Una buona psicoterapia può portare a recuperare quest'aspetto di sicurezza e fiducia, non avendo più paura del giudizio, ma neanche bisogno di giudicare. Se volesse riprendere un percorso per lavorare su obiettivi nuovi o sospesi sono a sua disposizione. Un caro saluto, dottoressa Claudia Chiucini
Gentile utente di mio dottore,

la psicoterapia non è uno spazio all interno del quale il terapeuta giudica le sensazioni e/o le emozioni che il paziente tende a sperimentare. Inoltre il paziente viene spesso inviato a non mettersi in una posizione giudicante nei confornti dei propri vissuti, questo sarebbe antiterapeutico. L'utente solitamente viene esortato nell' accogliere le proprie emozioni, anche quelle piu dolorose, proprio per questo aiuta il soggetto nel mettersi in una condizione diversa nei confronti di se stesso. La psicologia e la psicoterapia stessa si pongono come compito quello di aiutare il paziente nelle sue difficoltà e nn di valutare eticamente i comportamenti del soggetto.
Nella speranza di aver con queste poche righe dato riscontro al suo quesito.

Cordiali Saluti
Dottor. Diego Ferrara
Gent.mo, immagino che il discorso che le faceva il suo terapeuta riguardasse proprio il suo modo di vivere il momento, quindi il suo sentire, per fare in modo che non si sentisse giudicato riguardo ai pensieri e alle emozioni che poteva provare. Per fare un discorso molto più ampio si potrebbero considerare i propri valori personali, che solitamente guidano il modo di pensare e di comportarsi delle persone.

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