Trattamento del tumore renale

Nefrologia • 19 marzo 2017 • Commenti:

La prognosi dei tumori renali dipende da alcuni fattori, tra cui l’estensione, la sede e lo stadio della neoplasia, oltre che la tempestività e la modalità d’intervento. La valutazione della situazione individuale del paziente da parte dell’equipe medica è propedeutica alla scelta del trattamento migliore. Davanti agli occhi dello specialista si profila infatti un ampio ventaglio di possibilità.

Intervento chirurgico

La chirurgia è il trattamento standard per il tumore renale e si possono distinguere due diversi approcci:

  • Nefrectomia totale
    La nefrectomia consiste in una completa asportazione del rene, talvolta includendo anche i linfonodi e le ghiandole surrenali adiacenti.
    L’asportazione può essere effettuata tramite un’incisione che dia accesso diretto all’organo (laparotomia) oppure in laparoscopia, attraverso microincisioni nelle quali il chirurgo inserisce gli strumenti necessari all’operazione e una telecamera (collegata ad un monitor) tramite la quale seguire l’intervento. È inoltre possibile che il chirurgo si affidi alla precisione robotica per portare a termine l’operazione, lasciando gli strumenti “in mano” alla macchina e comandandone i movimenti.

  • Nefrectomia parziale (o Nephron-Sparing Surgery, NSS)
    La nefrectomia parziale consiste nella rimozione mirata del tumore del rene, preservando il resto dell’organo. Questa procedura, anch’essa eseguita in laparotomia o in laparoscopia, viene solitamente scelta quando le dimensioni del tumore sono ridotte oppure se il paziente ha un solo rene.
    Quando possibile, la nefrectomia parziale viene preferita all’asportazione completa poiché garantisce minori complicanze postoperatorie e può risparmiare al paziente la necessità di sottoporsi a dialisi.

Ablazione

In alcune situazioni, l’intervento chirurgico non può essere effettuato perché troppo rischioso e si preferisce indirizzare il paziente verso la terapia tramite ablazione.

  • Crioablazione
    La crioablazione consiste nell’inserimento di un ago, controllato tramite radiografia, all’interno del tumore. Una volta raggiunta la neoplasia, questa viene raffreddata fino al congelamento tramite un gas.
    L’efficacia della crioablazione è ancora oggetto di studi, alla ricerca di evidenze scientifiche per il suo utilizzo. Questa scelta terapeutica viene solitamente riservata a persone con un tumore di ridotte dimensioni.

  • Ablazione con radiofrequenza
    La fase iniziale di questa tecnica è la stessa della crioablazione, ovvero si inserisce un ago fino all’interno del tumore. L’ablazione con radiofrequenza sfrutta però una corrente elettrica per scaldare le cellule tumorali fino a bruciarle.
    La letteratura scientifica è ancora a caccia di prove univoche sulla sicurezza e l’efficacia di questa terapia, anch’essa riservata solo a persone con un tumore del rene senza metastasi e confinato all’interno dell’organo.

Immunoterapia

L’immunoterapia è una procedura che mira a stimolare il sistema immunitario affinché si difenda dal tumore. In particolare ci sono due molecole, interferone ed interleuchina 2, prodotte dal corpo, ma replicabili in laboratorio che si sono dimostrate efficaci nel contrastare la proliferazione del tumore del rene. Gli effetti collaterali di questa terapia includono perdita d’appetito, brividi, febbre, nausea e vomito.

Terapia mirata

Questo trattamento è in grado di alterare alcuni segnali specifici presenti nelle cellule tumorali, fondamentali alla loro sopravvivenza e proliferazione. Alcuni farmaci possono intervenire contro la crescita di nuovi vasi sanguigni che portano sostanze nutritive alle cellule cancerose, un meccanismo tipico di molti tumori. Altri farmaci paiono invece in grado di inibire il segnale che consente alle cellule tumorali di crescere e persino di sopravvivere.
Gli effetti collaterali legati all’utilizzo della terapia mirata comprendono affaticamento, diarrea ed eruzione cutanea.

Radioterapia

La radioterapia consiste nell’utilizzo di radiazioni, spesso gli stessi raggi X utilizzati per la radiografia, per intervenire sulle cellule tumorali distruggendole. Questa procedura può essere utilizzata congiuntamente ad altri interventi come la chirurgia o la chemioterapia, ed è largamente utilizzata nel tentativo di controllare le cellule tumorali diffusesi in altre zone del corpo, ossia le metastasi.

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