"Se mi lasci non vale"

Esperto Silvia TassiniPsicologia • 2 settembre 2016 • Commenti:

È comune nell’esperienza di ognuno l’aver sofferto per amore, sia nell'essere stati lasciati che nell’aver lasciato qualcuno.

Il sentimento che si prova in questo tipo di situazione è molto particolare e può manifestarsi in svariati modi, a seconda della personalità di chi lo prova.

Sono tipici gli esempi legati alla perdita di peso o al suo significativo aumento.

Un storia d’amore che finisce a 16 o 20 anni differisce molto in termini di esperienza e impatto dalla fine di un lungo fidanzamento a 30 anni o dalla fine di una convivenza o matrimonio, magari con figli, verso i 40!

Nella prima casistica quasi sempre, come dicono anche le nonne, la sofferenza e lo struggimento provati aiutano a crescere, a sviluppare maggiori strumenti da utilizzare nell’innamoramento successivo e, soprattutto, a comprendere quali sono le caratteristiche dell’altro che vanno evitate o ricercate.

Nelle rotture che riguardano giovani adulti ed adulti la situazione è invece molto più complessa e non è affatto scontato che la persona riesca con le sole sue risorse a gestirla, elaborarla e superarla.

Cerchiamo di approfondire e cogliere qualche meccanismo di funzionamento sottostante.

Le storie sentimentali sono spesso apparentemente legate al caso, al destino, al colpo di fulmine; questo è uno degli aspetti che le rendono romantiche.

Nella realtà delle relazioni umane non è così.

Le persone sono attratte le une dalle altre per specifiche ragioni: la storia familiare, i modelli di coppia che abbiamo interiorizzato, il ruolo e la funzione che svolgiamo nei nostri sistemi familiari.

Ed è proprio il mutare di una o molte di queste ragioni sottostanti che porta alla fine della storia.

Il patto implicito, il contratto di coppia firmato simbolicamente o concretamente all’inizio della relazione, viene infranto da uno o da entrambi i membri della coppia stessa.

La rottura può essere inaspettata o l’ultima di una lunga serie: non ha importanza, perché il dolore è grande e per superarlo ci vorrà tempo e determinazione.

Ciò che spesso accade però è che il dolore assuma varie tonalità emotive e venga percepito come ingiustizia, rabbia, disperazione inconsolabile, perdita di identità, odio, desiderio di vendetta e molto altro.

Improvvisamente lo sguardo non è più rivolto verso il futuro ma volge a rivisitazioni e rimuginazioni del passato e valutazioni sul presente in quanto tempo per controllare, pianificare o cercare di sostituire l’amore perduto.

La domanda che impera su tutte è: perché?

Perché è successo a me? Perché non andavo più bene? Perché scelgo sempre la persona sbagliata? E molte altre ancora.

Recuperare la progettualità

Sembra che l’altro, insieme alla fine della storia, ci vengano portate via anche quelle parti importanti di noi che ci permettevano di riparare, ripartire, ricostruire, avere una progettualità nuova.

Tutti quei sentimenti spiacevoli dai quali non riusciamo a liberarci ci tengono pervicacemente inchiodati ai nostri mille “perché?”, conditi da pensieri spesso ossessivi sul/sulla nostro/a ex nell’idea di riconquistarlo/a o rendergli/le la vita impossibile.

Nel caso in cui siano presenti dei figli la situazione ovviamente diventa ancora più dolorosa e complicata. Anche a livello sociale il nuovo assetto da assumere risulta faticoso, perché non si è più una coppia coniugale ma si deve continuare ad essere una coppia genitoriale.

Questo ostacola l’elaborazione del lutto e di quel groviglio di sentimenti sopradescritto.

Sovente i figli, trovandosi in mezzo con un loro lutto da elaborare e interrogativi e pensieri spaventosi, assumono i ruoli più svariati per cercare di far funzionare il nuovo equilibrio. Spesso però sono ruoli che non li aiutano nella loro crescita e serenità, rischiando al contrario di tenerli inchiodati insieme ai loro adulti di riferimento in questo mare doloroso senza orizzonti futuri, fatto di recriminazioni e rabbia passata e presente.

Sono molte più di quelle che possiamo immaginare le persone che, in quanto single o genitori separati, si trovano a vivere ogni giorno questo aspetto doloroso della vita.

E insieme a essi anche i loro bambini.

Negli scenari peggiori si può incorrere in gravi depressioni, accessi di collera, problemi alimentari o legati al sonno, fino ad arrivare-alle aule dei tribunali. I tribunali ordinari e minorili ormai sono la scenografia che più spesso fa da sfondo al tragico esito di una storia nata solitamente tra batticuore ed entusiasmo.

La sofferenza non è evitabile e neppure la fine di una storia spesso lo è. Ciò che però può essere evitato è sicuramente la perdita del futuro, l’involontaria strumentalizzazione dei figli, il dolore e la rabbia infiniti che continuano a tenerci legati all’ex-partner.

Il primo passo è certamente rappresentato dalla volontà di interrompere questo circolo vizioso, avendo voglia di far ripartire nuovamente la propria vita.

Questo sarà l’inizio di un lavoro lungo e a volte doloroso, ma prezioso al tempo stesso, per poi riprendersi parti importanti di sé ed acquisire strumenti utili per la comprensione di:

  • chi siamo;

  • quali aspettative mettiamo nei rapporti;

  • quale modello di coppia abbiamo imparato dalla nostra storia familiare;

  • quali sono le scelte più corrette e “sane” che dovremo fare in futuro per instaurare relazioni equilibrate e soddisfacenti.

La terapia della separazione e del divorzio

Il fulcro del lavoro è legato alla comprensione delle motivazioni sottostanti alle scelte fatte, dei meccanismi che si mettono in atto nei rapporti intimi, e alla rivelazione del patto di coppia implicito dal quale poi sarà necessario prendere le mosse per elaborare il lutto legato alla fine e volgere un nuovo sguardo verso il futuro.

La terapia della separazione e del divorzio, attraverso un lavoro specifico, aiuta gli individui a comprendere, ricostruire e andare avanti con la propria vita.

Può essere un percorso da svolgere individualmente, in caso di chiusura di una relazione, o in coppia o con la famiglia, se sono presenti dei figli, ed è quindi necessario salvaguardare la funzione genitoriale aiutando però gli ex-coniugi a separarsi superando i conflitti e le manipolazioni.

 

Esperto

Silvia Tassini psicoterapeuta, psicologo, terapeuta Dott.ssa

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