Salute maschile: segni e sintomi del cancro al testicolo

Andrologia • 27 marzo 2017 • Commenti:

Il tumore del testicolo è una patologia oncologica che copre circa l’1% del totale dei casi di tumori. La sua incidenza massima è tra i 15 ed i 40 anni di vita e rappresenta un’importante problema di salute maschile.

I sintomi del tumore del testicolo non sempre sono evidenti e possono essere facilmente confusi con quelli di altre condizioni molto più comuni e benigne, così alcuni pazienti possono convivere con la malattia per molti mesi prima di giungere alla diagnosi. Fortunatamente, però, questo tipo di tumore presenta spesso una prognosi benigna, soprattutto se diagnosticato in tempo, e il tasso di sopravvivenza a 5 anni si avvicina al 95%.

Cosa causa il tumore del testicolo?

Come per tutti i casi di tumore, la causa precisa non è conosciuta, ma siamo a conoscenza di alcuni fattori di rischio e condizioni predisponenti che rendono più probabile l’insorgenza di questo tipo di tumore. A questi va aggiunto il fumo di tabacco e gli altri comuni agenti cancerogeni.

Tra i fattori di rischio del tumore del testicolo più probabili vi sono:

Il criptorchidismo è una condizione clinica caratterizzata dalla mancata discesa nella sacca scrotale di uno od entrambi i testicoli del neonato. Questa condizione tende a risolversi spontaneamente nel giro di qualche mese, ma se ciò non dovesse accadere esistono terapie di tipo farmacologico o chirurgico.

Se il testicolo dovesse rimanere in sede addominale per lungo tempo, andrebbe incontro ad atrofia testicolare e questa condizione rientra tra i fattori di rischio di tumore al testicolo.

Come fare a riconoscere un tumore del testicolo?

I sintomi di un tumore del testicolo possono essere ricercati autonomamente dal paziente, che attraverso l’autopalpazione scrotale, potrebbe incorrere nella scoperta di un nodulo testicolare di nuova evenienza che comporta un forte sospetto di tumore al testicolo. Riuscire a scovare un segno precoce di tumore al testicolo può fare la differenza per quanto riguarda la sopravvivenza del paziente.  

Altri sintomi di tumore al testicolo possono essere:

  • sensazione di pesantezza scrotale

  • dolore riferito al testicolo

  • rigonfiamento del testicolo

  • aumento della consistenza testicolare

Cosa fare quando crediamo di avvertire i sintomi del tumore al testicolo?

La prima cosa da fare è recarsi dal proprio medico curante, per riferire i sintomi in maniera chiara e completa. A questo punto, i sintomi devono essere raccolti dal curante che indirizza il paziente verso il processo di diagnosi.

La diagnosi di tumore del testicolo si avvale, in prima istanza, di un’ecografia del contenuto scrotale. Attraverso l’ecografia è possibile notare una massa solida nella compagine del testicolo e fare quindi diagnosi differenziale con altre affezioni testicolari, quali varicocele e cisti dell’epididimo. Un ecografista esperto è già capace di porre un fortissimo sospetto di tumore, ma per la diagnosi definitiva si devono eseguire esami bioptici e ricerca marcatori ematici.

I segni ed i sintomi del tumore del testicolo devono sempre essere investigati al fondo, per non correre il rischio di ritardare la diagnosi e peggiorare la prognosi o, al contrario, temere la presenza di un tumore quando si è affetti da una patologia benigna.

I tumori del testicolo possono essere molto diversi, anche se i più frequenti derivano dalle cellule che producono spermatozoi (detti seminomi), la cui prognosi è in genere favorevole.

La terapia principale di questo tipo di tumore è la chirurgia, che si esplica attraverso l’intervento di rimozione del testicolo (orchiectomia). Altre opzioni terapeutiche sono la chemioterapia e la radioterapia, alternative da concordare con l’oncologo in base al tipo di tumore e alla sua espansione. Fortunatamente, questo tumore risulta essere piuttosto chemio e radiosensibile, e l’orchiectomia – che spesso non viene facilmente accettata dai pazienti, soprattutto se giovani – può essere spesso evitata.  

In seguito alla terapia, occorre seguire un lungo periodo di cosiddetto “follow–up”, che in genere dura diversi anni, durante il quale il paziente deve porre molta attenzione alla possibile ricomparsa dei sintomi, per scongiurare il rischio di una recidiva.

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