Qual è la posizione migliore per l’allattamento al seno?

Pediatria • 14 marzo 2017 • Commenti:

Durante i corsi di preparazione al parto, i consulenti dell’allattamento mostrano alle future mamme video sull’allattamento al seno che insegnano varie posizioni da adottare durante la poppata. Esistono centinaia di posizioni diverse per l’allattamento al seno, e non ne esiste una in particolare da adottare; ciascuna mamma che allatta al seno proverà le diverse posizioni e sceglierà quella più comoda per lei e per il suo bambino.

Accessori per l'allattamento al seno

In commercio esistono diversi accessori per l’allattamento al seno, dai reggiseni per l’allattamento con coppa apribile (che permettono di scoprire parzialmente o totalmente il capezzolo, per offrirlo facilmente al bambino nel momento del bisogno) ai dischetti assorbi latte (per evitare di sporcare i vestiti con le perdite tra una poppata e l’altra) ai paracapezzoli, tettarelle in silicone usate in caso di capezzoli piatti (con la funzione di stimolare il riflesso di suzione nel bambino). Esistono anche supporti per l’allattamento al seno, cuscini rigidi o morbidi di vari materiali, utili per fornire un sostegno al bambino ed supportare la schiena della madre evitando di sovraccaricarla.

Alcuni consigli per l’allattamento al seno

  • Bere molta acqua prima, durante e dopo l’allattamento al seno, poiché il latte materno è costituito in gran parte di acqua.

  • Sperimentare le varie posizioni in modo da trovare quella più comoda: ricordare sempre che l’allattamento al seno è un momento delicato e intimo tra madre e figlio e in quanto tale dovrebbe avvenire in una posizione rilassante per la madre, in un luogo lontano da eventuali fonti di stress.

  • Aiutare il bambino a trovare il capezzolo spostando con la mano il seno in direzione della sua bocca, per evitare che ingurgiti aria e sviluppi coliche gassose.

Le posizioni per l'allattamento al seno

Vediamo quali sono le posizioni che vengono in aiuto alle mamme durante l’allattamento al seno:

  1. posizione della culla, la più utilizzata, attuabile anche quando si ha necessità di allattare in pubblico (in questo caso per tutelare la vostra privacy potrete utilizzare una coperta per coprire il bambino e il seno); la madre con un braccio sorregge il corpo del bambino (assicurandosi che la testa sia leggermente reclinata per favorire la respirazione ed una efficace suzione) e con l’altro tiene il seno per orientarlo in direzione delle labbra del piccolo;

  2. posizione “a palla da rugby”: in questo caso la testa e la schiena del bambino vengono sorrette dal braccio vicino al seno utilizzato, mentre le sue gambe sono libere dietro la schiena della madre; questa posizione viene utilizzata nei primi mesi di vita (poiché nei mesi successivi il peso del bambino renderebbe difficoltoso sostenerlo con un braccio solo) per far sentire il bambino al sicuro stringendolo a sé, ed è inoltre una posizione che concilia facilmente allattamento al seno e gravidanza: l’ingombro del pancione rende infatti difficoltoso l’allattamento nella posizione della culla;

  3. posizione della lupa, in cui il bambino giace supino sul letto e la madre sta sopra di lui a quattro zampe; questa posizione, seppure insolita, viene utilizzata in donne che lamentano dolori durante l’allattamento al seno (dovuti all’ingorgo del latte nelle mammelle) poiché permette lo svuotamento di tutti i quadranti;

  4. posizione sdraiata su un fianco, preferita da mamme inesperte e dalle più esperte per le poppate notturne: basterà posizionare il bambino su un fianco a diretto contatto con la vostra pancia, senza bisogno di alzarsi dal letto!

Quando smettere di allattare?

Sebbene allattare al seno apporti benefici sia alla madre che al bambino, prima o poi arriva il momento in cui bisogna smettere di allattare al seno.
Ma, di preciso, quando bisogna smettere di allattare? Se potessero, i bambini sceglierebbero di non lasciare mai il seno, e l’allattamento si prolungherebbe fino ai cinque anni di età (cosa impossibile al giorno d’oggi per svariati motivi). Il momento migliore per iniziare lo svezzamento è quindi intorno ai sei mesi di vita, quando il bambino inizierà ad aumentare il suo fabbisogno energetico quotidiano e il latte dovrà essere affiancato da passati di verdura e carne frullata.
L’importante è interrompere l’allattamento al seno in modo graduale, per evitare uno stress eccessivo per il bambino e la formazione di ingorghi mammari dovuti al latte (prodotto ma non utilizzato) che si accumula nella mammella. La madre dovrà quindi diradare le poppate, eliminando dapprima le meno importanti (i cosiddetti spuntini) e poi le principali, integrandole con cibi solidi o semisolidi (pappe, passati di verdura, minestre, frutta frullata e biscotti). Rispettando i tempi del bambino e assecondando le sue esigenze, lo svezzamento sarà una tappa poco stressante della sua crescita.

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