Polipi del colon: qual è il ruolo della dieta?

Dietistica • 1 marzo 2017 • Commenti:

Un problema di salute che ha raggiunto un’incidenza piuttosto preoccupante– in particolare nella popolazione adulta – sono i cosiddetti polipi intestinali. 

Che cos’è un polipo?

Si definiscono polipi delle escrescenze che originano dall’epitelio intestinale e sporgono nel lume dell’intestino, in modo particolare nella porzione del colon – dando vita ai comuni polipi del colon. I polipi possono essere di varie dimensioni (da alcuni millimetri fino a vari centimetri) e si dividono in:

  • sessili

  • peduncolati

I primi sono piuttosto piatti metre i secondi sporgono nel lume dell’intestino grazie alla presenza di un peduncolo collegato alla parete intestinale. I polipi peduncolati sono più frequenti a livello del colon sinistro, nel sigma e nel retto e si sospetta che siano presenti in circa il 15-20 % della popolazione adulta – senza considerare i casi non diagnosticati a causa della sintomatologia non sempre chiara.

I sintomi, infatti, possono essere assenti o presentarsi con:

  • sanguinamenti

  • mucorrea

  • occlusioni intestinali

  • diarrea

  • dolori intestinali

I polipi vengono diagnosticati grazie ad alcune tecniche diagnostiche come il clisma opaco o la colonscopia che, come vedremo in seguito, può avere anche un ruolo terapeutico.  I polipi vengono spesso diagnosticati in ritardo poichè la sintomatologia viene spesso riferita a condizioni cliniche frequenti e che non necessitano di un intervento chirurgico come la sindrome dell’intestino irritabile o le melattie infettive intestinali. 

Che cosa causa i polipi? 

Non sembra esserci un’origine chiaramente identificata, ma sicuramente vengono chiamati in causa vari fattori:

  • genetici

  • ambientali

  • dietetici

Esistono infatti alcune patologie a trasmissione familiare caratterizzate dalla presenza di centinaia e centinaia di polipi a livello del sistema gastrointestinale come la poliposi adenomatosa familiare (FAP) o la sindrome di Lynch, fortemente correlate con la progressione di questi polipi verso il carcinoma intestinale. Tuttavia, queste condizioni rappresentano solo una piccola percentuale dei casi di poliposi intestinale ed i casi più frequenti sono caratterizzati da un numero di polipi decisamente inferiore.

I fattori dietetici sono quelli verso i quali recentemente si sta concentrando lo sforzo della ricerca, per riuscire a prevenire l’insorgenza di queste preoccupanti neoformazioni. Le cattive abitudini alimentari sembrano essere infatti correlate con l’insorgenza dei polipi del colon: la dieta degli ultimi decenni ha visto salire alla ribalta il consumo di cibi iperlavorati – sostanzialmente privi di fattori nutriviti – che presentano una scarsissima presenza di fibre vegetali. Le fibre sono quelle sostanze che, essendo indigeribili da parte del normale corredo di enzimi intestinali, rimangono a contatto con la mucosa intestinale, stimolando il transito del cibo lungo l’intero intestino.

Le abitudini alimentari poco salutari hanno portato ad una condizione di infiammazione cronica dell’intestino che promuove la crescita di queste neoformazioni intestinali. Secondo vari studi, infatti, sarebbe l’infiammazione a comportare l’insorgenza dei polipi e riuscendo a domarla si potrebbe quindi limitarne l’insorgenza.

Le abitudini alimentari sono molto difficili da scardinare e all’industria alimentare occorre tempo per modificare i suoi processi produttivi. Nonostante ciò, si sta ponendo sempre più attenzione nei confronti degli amidi e delle proteine contenute nei comuni alimenti e sta sorgendo una maggiore sensibilità dei consumatori nei confronti dei prodotti biologici ed integrali.

Un fattore che ci pone in guardia verso queste neoformazioni è la possibilità di progressione dei polipi verso un cancro del colon. La percentuale di cancerizzazione non è molto alta, ma in molti casi è comunque consigliabile un intervento di resezione del polipo per via endoscopica, a scopo preventivo.

Anche dopo l’operazione di resezione dei polipi occorre seguire un regime di follow-up per verificare che queste neoformazioni non si ripresentino – evenienza che occore in circa il 30% dei casi.  

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