Personalità introversa: punti di forza e debolezze

Ginecologia • 18 gennaio 2017 • Commenti:

I termini “introversione” ed “estroversione” sono stati coniati dallo psicoanalista C. G. Jung per definire dei tratti della personalità che influenzano il modo di pensare o di agire di un individuo. Questi tratti non hanno un valore positivo o negativo, ma indicano le tendenze prevalenti di una persona nei comportamenti sociali.

L’utilizzo improprio di questi termini da parte dell’opinione pubblica ha però provocato un’accezione negativa per quanto riguarda l’introversione ed un’accezione positiva per l’estroversione, in quanto i tratti caratterizzanti di quest’ultima si adattano meglio alle necessità delle società occidentali di stampo capitalistico. È soprattutto per questo motivo che chi possiede un carattere tendenzialmente introverso è più facilmente soggetto ad una qualche forma di disagio psichico.

Caratteristiche e sviluppo della personalità introversa

L’introversione può essere definita come la tendenza ad interessarsi prevalentemente al proprio mondo interiore, con distacco e chiusura nei confronti del mondo esterno e dei contatti sociali.

I bambini introversi possono essere riconosciuti fin da piccoli poiché manifestano un comportamento straordinariamente tranquillo, e generalmente privilegiano l’esplorazione visiva alle altre tipologie d’esplorazione percettiva, risultando però molto sensibili alla musica.

L’introversione comporta una grande sensibilità che si riflette nell’influenzabilità educativa: vengono infatti colte intuitivamente le aspettative degli educatori nei loro confronti, rendendoli spesso dei bambini modello.

La tendenza a rispondere alle aspettative è però subordinata alla comprensione ed alla condivisione del significato di ciò che viene richiesto, per questo, se le richieste non vengono spiegate, alcuni bambini introversi manifestano un atteggiamento oppositivo molto marcato e talora incoercibile.

Il bisogno di socialità matura lentamente ed è spesso selettivo. Un bambino introverso infatti sente tardivamente il bisogno di socializzare e tendenzialmente riesce a legarsi solo con pochi coetanei, con i quali avverte una particolare affinità. Viene preferito il rapporto con gli adulti piuttosto che l’interazione con i coetanei.

L’adolescenza è un periodo di particolare importanza per i soggetti introversi, che in questa fase della vita si interrogano continuamente su questioni esistenziali. Ciò coincide quasi sempre con un ritardato sviluppo dei bisogni affettivi e sessuali, che risultano secondari rispetto alla comprensione del mondo e della vita.

L’isolamento che ne consegue è accentuato da due circostanze:

  1. la definitiva perdita di fiducia negli adulti a causa della comprensione dei loro limiti e contraddizioni;
  2. il rapporto conflittuale coi coetanei. L’adolescente introverso assume un atteggiamento di disprezzo per i comportamenti e gli stili di vita dei coetanei, che ritiene superficiali e insignificanti, ed il suo comportamento chiuso e scostante ne causano spesso l’emarginazione.

Crescendo, si consolida la percezione ambivalente di sé: nonostante il senso di superiorità morale ed intellettuale non venga mai meno, spesso viene sormontato dal senso di inadeguatezza causato dalle esperienze sociali che mettono l’introverso di fronte alle sue incompetenze relazionali.

Sebbene in ritardo rispetto alla media, il bisogno di socialità affiora e si realizza in rapporti ridotti nel numero, ma sempre molto partecipati e profondi. L’evoluzione della personalità può indurre poi un adattamento alle richieste sociali, permettendo l’acquisizione di moduli comportamentali adattivi.

Ciononostante l’introverso adulto conserva alcuni tratti tipici:

  • l’inquietudine esistenziale, accompagnata da un atteggiamento critico nei confronti del mondo, non viene mai meno;
  • la sensibilità sociale comporta un atteggiamento attento nei confronti degli altri e l’innato senso di giustizia rende difficile comprendere l’insensibilità, la competitività e la cattiveria proprie della vita quotidiana;
  • l’umiltà, se non addirittura la svalutazione di sé, si associa costantemente alla sorpresa per la tendenza opposta delle persone a sopravalutarsi e ad esigere riconoscimenti superiori ai loro meriti;
  • l’introverso rimane poco espressivo sulla profondità e sull’intensità dei suoi sentimenti.

Un ultimo tratto di particolare significato è l’evoluzione della personalità: le persone comuni costruiscono infatti una propria personalità destinata a durare negli anni, mentre l’introverso ha un’evoluzione più lenta, che può però continuare per tutta la vita.

Punti di forza e debolezze dell’introversione

Nonostante l’introversione venga comunemente vista come un limite, esistono dei vantaggi nell’essere introversi:

  1. si ha la tendenza a riflettere e ragionare prima di parlare, elaborando i concetti e dosando le parole in un discorso;
  2. di norma, un introverso è più bravo ad ascoltare che non a parlare e questo permette di comprendere meglio gli altri. Le sue amicizie risultano quindi più sincere e profonde, anche se numericamente ridotte;
  3. l’introverso ama la solitudine e, al contrario di molte persone, si trova a sua agio da solo, potendosi occupare liberamente dei propri interessi;
  4. le persone introverse preferiscono concentrarsi su una cosa sola alla volta per poterla fare bene. Questo permette di concentrarsi e specializzarsi nelle attività che si svolgono;
  5. l’attenzione nei confronti degli altri è una caratteristica degli introversi, che risultano sensibili ed empatici. Questa attitudine sensibile permette di far sentire a proprio agio le persone con cui ci si relaziona.

Ovviamente essere introversi comporta anche degli svantaggi, principalmente nelle relazioni sociali:

  1. difficoltà di improvvisazione nel parlare e nell’agire;
  2. limitate capacità nel relazionarsi agli estranei e nel conoscere persone nuove;
  3. difficoltà nel relazionarsi a più persone contemporaneamente;
  4. sentimenti di superiorità;
  5. senso di inadeguatezza sociale.

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