Ooforectomia (chirurgia di rimozione dell’ovaio): indicazioni e tempi di recupero

Ginecologia • 18 gennaio 2017 • Commenti:


È un’operazione chirurgica che consiste nella rimozione di una o entrambe le ovaie, organi responsabili nella donna della funzione riproduttiva, in quanto producono ciclicamente le cellule uovo e gli ormoni sessuali responsabili delle caratteristiche del corpo femminile.

Diverse opzioni terapeutiche


L’ovaio si trova appeso all’estremità delle tube, due cordoni cavi all’interno che permettono alla cellula uovo di migrare verso l’utero, in cui sboccano entrambe le tube.
A seconda della malattia può essere necessario rimuovere non solo le ovaie, ma anche altre componenti dell’apparato genitale femminile.

  • Isterectomia e annessiectomia bilaterale: consiste nel rimuovere sia l’utero che le ovaie e le tube di entrambi i lati.
  • Salpingo-ooforectomia bilaterale: si rimuovono le ovaie e le tube di entrambi i lati.
  • Salpingo-ooforectomia unilaterale: si rimuove la tuba l’ovaio annesso di un solo lato.
  • Ooforectomia: si rimuove il solo ovaio, di un solo lato o entrambi.

Diverse modalità di intervento


A seconda della causa sottostante e della gravità del quadro, può essere necessario intervenire urgentemente (entro 12 ore), in emergenza (entro 6) oppure è possibile programmare un’operazione nel momento più adeguato per il paziente.

Malattie che portano alla necessità di eseguire un’ooforectomia

  • Tumori benigni dell’ovaio: sono masse di solito di grosse dimensioni (come la cisti dermoide) che possono causare dolore e la sensazione di un corpo estraneo nell’addome. Questi tumori benigni possono comunque richiedere un’operazione urgente perché, se di grandi dimensioni, possono portare alla torsione di una tuba e alla morte (necrosi) dell’ovaio, che deve essere rimosso. Si trovano più spesso nelle donne giovani.
  • Tumori maligni dell’ovaio: sono masse più piccole che spesso crescono lentamente nel tempo e si diagnosticano normalmente in pazienti anziane, in seguito ad una normale visita di controllo. Quando è possibile operare, richiedono un attento studio dell’ovaio e dell’addome per poter togliere al meglio il tumore senza lasciarne residui che possano far persistere la malattia. Spesso l’operazione non si limita all’ooforectomia, ma richiede anche la rimozione di utero e tube, oltre ad un’attenta esplorazione dell’addome in sala operatoria.
  • Cisti funzionali: tipiche della donna in età fertile, sono del tutto benigne e possono anche essere asintomatiche, se diventano di grandi dimensioni si cerca di rimuoverle per evitare la torsione della tuba e la morte dell’ovaio per necrosi.
  • Gravidanza ectopica: è una situazione in cui la gravidanza si verifica al di fuori dell’utero ed è ad alto rischio di emorragia, per questo si interviene con l’ooforectomia quando coinvolge l’ovaio.
  • Endometriosi: è caratterizzata da endometrio che si sviluppa fuori dall’utero e dà dolori, infertilità e difficoltà nell’avere rapporti sessuali, se coinvolge gran parte dell’ovaio si può decidere di rimuoverlo.
  • Sindromi genetiche: sono state scoperte diverse sindromi che portano ad un alto rischio di avere un tumore maligno dell’ovaio. Ogni donna può discutere col proprio ginecologo la possibilità, se affetta e se il rischio lo giustifica, di rimuovere le ovaie a scopo precauzionale.

Come prepararsi all’operazione?


L’ooforectomia si svolge in anestesia generale e questo richiede che il paziente non mangi né beva nulla, al di fuori di acqua, dalla sera precedente. Sarà somministrata una terapia antibiotica in ospedale in preparazione all’intervento.

Diverse modalità

  • Laparotomia: consiste nell’incidere l’addome con un taglio di svariati centimetri, raggiungendo l’ovaio da rimuovere (o entrambe, nel caso di un’ooforectomia bilaterale) per poi legare la tuba corrispondente e rimuovere l’ovaio. L’addome viene chiuso con punti di sutura che determinano una cicatrice.
  • Laparoscopia: è una tecnica più recente che permette di non praticare grandi incisioni sull’addome, ma di vederne l’interno grazie ad una piccola videocamera e manovrare con delle lunghe pinze per svolgere lo stesso intervento. Le cicatrici attraverso cui sono passate le pinze sono estremamente piccole e spesso non necessitano di più di un punto di sutura ciascuna, la videocamera viene fatta passare attraverso la cicatrice ombelicale che viene poi ricomposta e suturata.

A seconda della complessità dell’intervento, il medico deciderà quale sia l’approccio migliore da adottare, in quanto non sempre la laparoscopia è possibile.

Dopo l’operazione
A seconda dell’estensione della chirurgia, i tempi di recupero sono differenti.
Per quanto riguarda la sola ooforectomia, una donna può restare a letto solo poche ore in seguito alla chirurgia laparoscopica, ma anche alcuni giorni se l’intervento è eseguito in laparotomia. Generalmente nel primo caso è possibile riprendere tutte le proprie attività in un paio di settimane, mentre ne sono necessarie almeno sei dopo laparotomia.

Terapia medica
In seguito alla rimozione di entrambe le ovaie, quindi in tutti i casi di chirurgia bilaterale, è necessario sostituire gli ormoni prodotti dall’ovaio con una terapia sostitutiva oppure controllare i sintomi della carenza ormonale, quali vampate di calore (trattabili con antidepressivi a basse dosi) e osteoporosi (per la quale sono indicati i bifosfonati).

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