I disturbi del sonno potrebbero farti mangiare di più
Nutrizione • 1 marzo 2017 • Commenti:
Coloro che riescono a dormire beatamente e senza interruzioni per tutte le canoniche otto ore di sonno non conoscono un problema che affligge migliaia di persone in tutto il mondo e che tormenta il normale ritmo della giornata con difficoltà nel portare avanti le relazioni sociali e gli obiettivi lavorativi. Di quale problema stiamo parlando?
I disturbi del sonno
Stiamo parlando dei disturbi del sonno: condizione clinica patologica caratterizzata dall’alterazione del normale ritmo sonno-veglia. Esistono quattro categorie di disturbo del sonno:
-
disturbidell’inizio e del mantenimento del sonno (la condizione comunemente conosciuta come insonnia);
-
disturbi del ritmo sonno-veglia;
-
presenza da eccessiva sonnolenza (ipersonnia);
-
disturbi associati al sonno (parasonnie).
Il sonno, come si può intuire dalla precedente classificazione, è interessato da una grande varietà di disturbi: è difatti un processo molto articolato, che avviene grazie alla collaborazione di varie porzioni del nosto sistema nervoso centrale.
Purtroppo questo tipo di disturbi – insieme a molti altri caratterizzati da una forte componente psicologica, che comporta l’instaurarsi di una dipendenza progressiva – è un problema medico molto serio, frutto della nostra società che non offre più un ritmo giornaliero fisiologico.
Per millenni ci siamo svegliati col sole e siamo andati a dormire con il sole. Oggigiorno l’ora è soltanto un’informazione che puoi evincere dallo schermo illuminato del tuo cellulare e non è più strettamente legata ad un particolare momento della giornata come il sonno.
I disturbi del sonno e l'aumento di peso
Un’aspetto che forse non tutti conoscono è che coloro che soffrono di disturbi del sonno – in particolare chiunque soffra di insonnia - spesso prendono peso poichè nel corso della lunga notte riempiono le ore consumando dei pasti fuori orario.
Col passare del tempo, questa abitudine alimentare diventa una condizione dalla quale difficilmente i pazienti riescono a liberarsi andando a costituire un momento normale ed obbligato della giornata che rende il sonno inadeguato.
La sindrome da alimentazione notturna
Una forma molto più grave di questa condizione – che si presenta per più di un mese ed è accompagnata da altri sintomi - viene definita sindrome da alimentazione notturna ed è stata descritta per la prima volta nel lontano 1955.
Questa sindrome è caratterizzata da una serie di sintomi progressivi che, col passar del tempo, diventano sempre più indicativi della condizione patologica:
-
ansietà
-
depressione
-
insonnia
-
iniziale anoressia
-
progressiva iperfagia notturna
Questa patologia rientra nella classificazione delle patologie psichiatriche (DSM-V) e quindi per il suo trattamento si può ricorrere alla psicoterapia e ad alcuni psicofarmaci.
Come migliorare la qualità del sonno
Il cattivo sonno è un primo passo verso una peggiore condizione di salute. Nonostante ciò, quasi a tutti può capitare di passare una notte insonne – o semplicemente avere difficoltà nel prendere sonno – e ciò può dipendere da tantissimi fattori come:
-
preoccupazioni reali
-
il cibo consumato nel corso della giornata
-
sostanze stimolanti come il caffè
-
alcuni farmaci
non c’è da preoccuparsi se questo sintomo si dovesse presentare solo per qualche sera poiché i rimedi sono vari e facilmente reperibili. Prima di ricorrere ai farmaci che aiutano a dormire come le benzodiazepine (ad esempio il comunissimo diazepam) ci sono dei rimedi naturali che può valer la pena tentare:
-
bagno caldo con sale e bicarbonato
-
valeriana
-
camomilla
-
evitare la caffeina e gli schermi nelle 5-8 ore precedenti il sonno
-
cibo vitaminico
Questi semplici rimedi potrebbero tenerci lontani dai farmaci, che costituiscono un rimedio non esente da rischi e dall’efficacia limitata per il fenomeno dell’assuefazione. Per riuscire a far evitare l’alimentazione notturna occorre lavorare molto sull’aspetto psicologico della patologia, particolarmente spiccato nel caso in cui essa si presenti con un ventaglio di sintomi completo – condizione che però non si verifica molto frequentemente e pregiudica quindi la riuscita di una diagnosi precoce, la quale eviterebbe l’instaurarsi di un meccanismo di gratificazione assai difficile da interrompere.