Elaborazione e riconoscimento delle emozioni nella schizofrenia e nell’autismo in età adulta

Esperto Tiziana CorteccioniPsichiatria • 18 maggio 2016 • Commenti:

L'elaborazione ed il riconoscimento delle emozioni risultano generalmente compromessi nei pazienti affetti da schizofrenia e nei pazienti con disturbi dello spettro autistico. Entrambi i disturbi possono essere associati ad una compromissione della vita sociale e ad una povertà comunicativa.

Uno studio, finalizzato ad identificare i meccanismi coinvolti nel processo emotivo, ha valutato il riconoscimento delle emozioni espresse a livello del volto da parte di pazienti schizofrenici, pazienti adulti affetti da autismo ad alto funzionamento (cioè senza alterazioni del linguaggio o deficit cognitivi) e soggetti sani.

Tutti gli individui reclutati nella ricerca sono stati esposti a volti che esprimevano emozioni. Le emozioni variavano per complessità (si trattava di emozioni di base o di emozioni complesse, espresse attraverso il volto e gli occhi) mentre i compiti presentavano diversi gradi di difficoltà.

  • I partecipanti allo studio erano i seguenti: 19 pazienti affetti da schizofrenia di tipo paranoide, 22 pazienti adulti con autismo ad alto funzionamento e 20 soggetti sani con età compresa tra i 14 ed i 33 anni. Il gruppo con autismo ad alto funzionamento presentava una compromissione nel riconoscimento delle emozioni di base e delle emozioni complesse rispetto agli altri gruppi.
    Associando il riconoscimento dell'identità dei volti al riconoscimento emotivo i soggetti con autismo ad alto funzionamento hanno presentato difficoltà nell’elaborazione delle emozioni complesse mentre i soggetti schizofrenici con sintomi prevalentemente paranoici non hanno presentato difficoltà nell’elaborazione delle emozioni e nel riconoscimento dei volti ma solo una ridotta capacità visuo-percettiva di base.
    Il sottogruppo di pazienti con schizofrenia di tipo paranoide, pertanto, non presenterebbe anomalie nel riconoscimento emotivo e nel riconoscimento dei volti a differenza dei soggetti affetti da schizofrenia di altro tipo (Sachse et al., 2014).

  • In un’ulteriore ricerca sono stati reclutati 44 pazienti affetti da schizofrenia di tipo paranoide e 30 pazienti affetti da schizofrenia di tipo non paranoide insieme a 80 volontari sani. Ai partecipanti sono state presentate facce di persone che esprimevano una differente intensità emotiva ed è stato calcolato l'indice di sensibilità ad ogni emozione.
    Nei pazienti schizofrenici emergeva una compromissione nel riconoscimento sia delle emozioni negative sia di quelle positive. In particolare il gruppo di pazienti affetti da schizofrenia di tipo paranoide ha presentato prestazioni peggiori rispetto al gruppo di soggetti sani ma migliori rispetto al gruppo di pazienti affetti da schizofrenia di tipo non paranoide.
    Nei soggetti affetti da schizofrenia di tipo non paranoide, infatti, veniva riscontrata una compromissione nel riconoscimento di tutte le emozioni di base e dei volti neutri. Tra i gruppi di soggetti affetti da schizofrenia di tipo paranoide ed i volontari sani le prestazioni differivano soprattutto nel riconoscimento di volti arrabbiati.
    Tra i due gruppi di pazienti schizofrenici le prestazioni compromesse riguardavano il riconoscimento delle seguenti emozioni: felicità, tristezza, rabbia, disgusto e affetti neutri. Si trattava, pertanto, di un deficit generalizzato piuttosto che specifico del riconoscimento di una singola emozione.
    Anche nel riconoscimento delle espressioni facciali il gruppo con schizofrenia di tipo paranoide ha effettuato prestazioni peggiori rispetto al gruppo di soggetti sani di controllo ma migliori rispetto al gruppo con schizofrenia di tipo non paranoide (Huang et al., 2013).

  • In una ricerca che includeva 21 pazienti con schizofrenia, 26 soggetti sani di controllo e 34 pazienti adulti con autismo non sono state individuate differenze significative nel volume globale della sostanza grigia o della sostanza bianca.
    I pazienti con autismo, però, hanno presentato un minore volume della sostanza grigia in alcune regioni cerebrali (come l’insula, l'amigdala e la corteccia prefrontale mediale anteriore) rispetto ai soggetti di controllo.
    I pazienti con autismo mostravano un minore volume della sostanza grigia a livello dell’insula sinistra rispetto ai pazienti con schizofrenia.
    Sono state individuate, inoltre, specifiche correlazioni positive tra la capacità riflessiva individuale ed il volume dell'amigdala sinistra nei soggetti con disturbi dello spettro autistico e tra il comportamento allucinatorio ed il volume dell’insula nei pazienti affetti da schizofrenia. I risultati dello studio, pertanto, suggerirebbero il coinvolgimento di aree cerebrali sociali in entrambi i disturbi (Radeloff et al., 2014). 

Esperto

Tiziana Corteccioni psichiatra, psicoterapeuta Dott.ssa

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