Come influisce il fibroma uterino sulla gravidanza?
Ginecologia • 17 gennaio 2017 • Commenti:
Il fibroma uterino è uno dei più comuni tumori benigni uterini ed è dovuto alla trasformazione delle cellule muscolari lisce, presenti nello strato intermedio dell’utero, in cellule fibrose.
Questa trasformazione determina la formazione di noduli dalle dimensioni molto variabili, detti fibromi, che si sviluppano a livello della parete uterina, sia singolarmente che disposti a grappolo, e possono deformare il profilo dell’utero.
Il fibroma uterino è un tumore benigno che spesso risulta asintomatico e colpisce donne in età riproduttiva con un’incidenza del 20-40%.
Per questo motivo non è raro che il fibroma compaia in donne incinte o che venga diagnosticato, per via della sua assenza di sintomi, solamente in seguito ai controlli necessari alla gravidanza.
L’incidenza della comparsa dei fibromi uterini durante la gravidanza è comunque inferiore al 3%, anche se aumenta considerevolmente all’aumentare dell’età.
Fibromi e gravidanza
Generalmente la presenza di fibromi non interferisce né con il concepimento né con la gravidanza vera e propria.
Infatti, salvo nel caso siano presenti grossi fibromi che occludono l’ingresso alle tube di Falloppio, lo sperma non trova ostacoli che gli impediscano di passare dalla cervice uterina alle tube, dove può fecondare l’ovulo. È molto raro che avvenga un danneggiamento o un’occlusione delle tube che comprometta il concepimento.
Vi sono però delle sottocategorie di fibromi, come i fibromi sottomucosi o i fibromi intramurali, che possono influire negativamente sul parto.
I fibromi sottomucosi, in base alla loro localizzazione, possono ostacolare l’impianto dell’embrione nell’utero, in alcuni casi causando l’aborto, mentre i fibromi intramurali, localizzandosi a livello della muscolatura liscia dell’utero, possono provocare contrazioni anomale durante il parto o anche nascite premature.
È stato accertato che solo in alcuni casi il fibroma è in grado di accrescersi più rapidamente in seguito ad una gravidanza, ma quando questo accade può comportare complicazioni proporzionate all’aumento di volume. Un aumento esagerato può infatti causare la rottura del fibroma, provocando dolore e contrazioni che costringono la paziente al ricovero ospedaliero a causa del rischio di parti prematuri o perdite abortive.
Al contrario, se non sono eccessive, le variazioni di volume del tumore uterino non arrecano danni né al feto né alla madre durante la gravidanza ed il fattore principale che influisce sul buon esito del parto rimane la localizzazione dei fibromi.
I fibromi multipli e i fibromi sottomucosi di grandi dimensioni che deformano la cavità uterina sono quelli con maggiori probabilità di causare problemi. Una complicazione frequente durante la gravidanza è il dolore localizzato che di solito si manifesta tra il primo e il secondo trimestre e che può essere alleviato con dei semplici analgesici.
Infine, nel caso in cui una paziente risulti predisposta geneticamente alla patologia o abbia già sofferto della stessa, la presenza del fibroma durante la gravidanza può presentare rischi maggiori della norma. In questi casi viene spesso consigliata la preventiva rimozione dei fibromi per evitare le complicanze.
Diagnosi e terapia
La diagnosi è necessaria per tenere sotto controllo eventuali complicanze durante la gestazione.
Le due tecniche più comuni ed efficaci sono ecografia ed ispezione ginecologica, e tramite di esse possono essere riconosciuti i fibromi e possono esserne valutate le dimensioni, lo sviluppo e la localizzazione.
Spesso i fibromi non interferiscono con la gravidanza e non necessitano di alcuna terapia, ma quando questa si rende necessaria esistono diverse possibilità tra le quali il medico può scegliere la più adeguata alla paziente in base all’età, la dimensione e la localizzazione del fibroma ed al periodo di gravidanza.
Asportazioni chirurgiche vengono effettuate solo nel caso si abbiano delle complicazioni acute, poiché l’intervento chirurgico presenta un rischio di ripercussioni negative sulla gravidanza.
Vengono quindi generalmente seguite terapie farmacologiche conservative a base di farmaci antispastici ed analgesici che allevino i sintomi e favoriscano una corretta contrattilità uterina per la durata della gravidanza, mentre la necessità di interventi più aggressivi per eliminare definitivamente il fibroma viene valutata solamente dopo il parto.
Parto in presenza di fibromi
Generalmente il travaglio si allunga in presenza di fibroma e comporta dolori maggiori, che spesso determinano il ricorso ad un parto cesareo. Questo è inoltre l’unica possibilità nel caso in cui i fibromi si siano sviluppati sulla cervice o sul collo dell’utero, impedendo così la normale fuoriuscita del neonato.
In caso di parto cesareo è decisamente sconsigliato asportare i fibromi durante l’operazione, a causa di un elevato rischio di emorragia.
Conclusioni
La presenza di fibromi prima o durante una gravidanza è sicuramente un fattore di rischio non indifferente, a cui bisogna prestare fin da subito attenzione per evitare di incorrere in complicanze anche gravi.
Nonostante ciò nella maggior parte dei casi la presenza della neoplasia non determina problematiche particolari e non interferisce con il concepimento o la gravidanza, rimanendo a volte del tutto asintomatica.
In ogni caso, è sempre bene monitorare la situazione facendosi consigliare da un medico sulle eventuali analisi da eseguire e sulla terapia più adeguata.