Colon irritabile: capire le cause, riconoscere i sintomi, quale dieta adottare

Gastroenterologia • 13 settembre 2016 • Commenti:

La sindrome del colon irritabile o sindrome dell’intestino irritabile (SII) è un disturbo che, in base alle alle recenti statistiche pubblicate dell’Aigo (Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri) in collaborazione con la Società Argentina di Gastroenterologia (Sage), colpisce circa il 35,9% degli italiani.

Il colon irritabile, oltre ad essere una fonte di persistenti disagi fisici per chi ne soffre, ha spesso effetti deleteri anche sulla sfera psicologica, causando spesso una stato di ansia nel paziente che in circa il 14,5% dei casi sfocia in vera e propria depressione.

Colon irritabile e colite non sono esattamente la stessa cosa: ecco perché

Per colite, in campo medico, si intende una infiammazione che colpisce il colon, ovvero il secondo tratto dell'intestino crasso.

Il termine dovrebbe essere limitato alle affezioni specifiche del colon, ma in passato, col nome “colite spastica” si indicava una serie più ampia di disturbi, ad esempio la sindrome del colon irritabile o la malattia di Crohn.

Tuttavia vi è ancora confusione sull'uso del termine, che spesso viene usato in maniera generica, oppure per indicare quelle condizioni nelle quali le cause primarie dell'infiammazione non sono ancora state  determinate.

Colon irritabile: riconoscere i sintomi  

La sindrome dell’intestino irritabile ha molteplici sintomi, la cui frequenza e severità variano da paziente a paziente. I principali sintomi includono:

  • crampi;  

  • nausea;

  • gonfiore addominale;  

  • costipazione o diarrea (generalmente, un’alternanza delle due opposte condizioni)

  • disagio o dolore addominale, generalmente alleviato con la defecazione;

La sindrome del colon irritabile non è comunque una patologia vera e propria, quanto piuttosto un sintomo, che può essere cronico o ricorrente a seconda dei casi.

Quali sono le cause del colon irritabile?

Le cause del colon irritabile sono molteplici e a tale riguardo il dibattito scientifico è ancora aperto. Tale disturbo è definito “funzionale” in quanto non si riesce a identificare alcuna causa organica alla base di esso.  

Una delle ipotesi più accreditate è che il disturbo sia causato da più fattori concorrenti, tra cui:  

  • predisposizione genetica;

  • precedenti episodi infettivi acuti a carico del tratto intestinale;

  • forte stress psicologico.

È proprio quest’ultimo elemento, quello relativo al rapporto tra stress e colon irritabile, ad aver interessato maggiormente la comunità medico-scientifica negli ultimi anni.

Lo stress causa il colon irritabile?

Molto probabilmente, non è lo stress la causa della sindrome dell’intestino irritabile, come invece si riteneva fino ad alcuni fa. Tuttavia, è innegabile che fattori psicologici come ansia o stress abbiano un ruolo nell’acuire i sintomi del disturbo infiammatorio a carico del tratto intestinale: ciò è dovuto al complesso.

Il colon infatti ha molte terminazioni nervose che lo collegano al cervello, dunque è in parte controllato dal sistema nervoso autonomo che reagisce allo stress e, per tale motivo, acuisce i sintomi del colon irritabile in situazioni di ansia, stress o depressione.

In situazioni di serenità ed equilibrio emotivo, al contrario, la sindrome del colon irritabile sembra migliorare sensibilmente.

Dieta e probiotici: quale alimentazione adottare se soffrite di colon irritabile

Prima di tutto, sfatiamo un “mito”: non è l’alimentazione la reale causa del colon irritabile. A tal proposito, chiunque ne soffra potrà facilmente rendersi conto che un semplice cambiamento nell’alimentazione non risulta risolutivo nella maggior parte dei casi. Alcuni dei sintomi della sindrome, come ad esempio la diarrea e i crampi addominali, possono rimanere invariati persino a digiuno.

Tale considerazione non esclude però il fatto che una dieta bilanciata e alcuni accorgimenti dietetici non possano risultare quantomeno utile nel contrastare i sintomi del colon irritabile. A tal proposito, si consiglia di adottare alcuni semplici accorgimenti:

  • evitare pasti troppo abbondanti  

  • evitare i lunghi periodi di digiuno e non mangiare fuori orario ;

  • bere molta acqua (utile sia a contrastare la stipsi che a reintegrare i liquidi in caso diarrea)

  • consumare i pasti con calma

  • se possibile, fare una breve passeggiata dopo il pasto.

Alcuni alimenti risultano in genere particolarmente adeguati a contrastare gli effetti della sindrome, tra questi segnaliamo:   

  • pesce magro;

  • carne bianca;

  • uova;

  • verdura;

  • frutta, soprattutto le mele per l’elevato contenuto di pectina;

  • pasta, riso ed altri cereali integrali

Tra le bevande e gli alimenti da evitare (o comunque da limitare) il più possibile, citiamo: caffè, alcolici, latte, cibi speziati, alcune verdure di difficile digestione come il cavolfiore o i legumi.

Alcuni tipi di frutta, come ad esempio le mele, sono consigliati, ma non si dovrebbe eccedere nel consumo, soprattutto di frutta molto zuccherina (fichi, banane, cachi, uva, frutta secca e canditi): una recente ricerca della University of Nottigham suggerisce che il fruttosio, essendo difficile da assorbire e tendendo a fermentare nell’intestino, tende sovente a peggiorare i sintomi del colon irritabile in un’elevata percentuale di pazienti.

C'è ampio consenso sul fatto che alcuni probiotici (detti anche fermenti lattici vivi) possano migliorare la qualità di vita di chi soffre di disfunzioni gastrointestinali.

I probiotici sono costituiti da batteri fisiologici, cioè contengono  microrganismi già naturalmente presenti nell’intestino crasso: la flora batterica, che ha la funzione di difesa e di nutrizione dell’intestino.  

Alcuni probiotici, come il Lactobacillus casei Shirota, permettono di mantenere  bilanciata la microflora intestinale. I probiotici possono essere aggiunti agli alimenti o presi sotto forma di integratori.

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