Cause, sintomi e trattamenti del prolasso uterino
Ginecologia • 23 gennaio 2017 • Commenti:
Per prolasso uterino si intende il distaccamento dell’utero dalla sua sede e la sua conseguente discesa all’interno della vagina.
Cos’è il prolasso uterino
Ciò può accadere per un indebolimento del pavimento pelvico, cioè l’insieme di muscoli, legamenti e tessuto connettivo posti alla base della cavità addominale, che mantiene in posizione uretra, vescica, intestino ed utero.
Il prolasso può essere più o meno grave in base al grado di spostamento dell’utero e viene classificato in tre diversi stadi:
- prolasso uterino lieve o di 1° grado: solamente una piccola parte dell’utero cala all’interno della vagina;
- prolasso uterino moderato o di 2° grado: l’utero raggiunge l’apertura della vagina;
- Prolasso uterino grave o di 3° grado: l’utero fuoriesce dalla vagina.
Il prolasso può colpire ad ogni età, ma le donne in menopausa e quelle che hanno avuto più parti vaginali sono più facilmente soggette a questa patologia.
Cause del prolasso dell’utero
Vi sono diverse cause che portano al prolasso uterino, tra cui ricordiamo parto vaginale, feto di grandi dimensioni, bronchite cronica, obesità e stitichezza.
Spesso non è sufficiente una sola di queste circostanze per portare al prolasso, ma quando questi eventi si verificano in concomitanza ciò può portare ad uno stiramento o ad un trauma che indebolisce e lacera i tessuti del pavimento pelvico.
Esistono anche fattori di rischio che aumentano le probabilità di incidenza della patologia:
- numero di parti vaginali: una donna che ha avuto più parti è più predisposta al prolasso, per lo stress causato al pavimento pelvico dalle contrazioni di più travagli;
- invecchiamento: in seguito alla menopausa si ha una riduzione della produzione di estrogeni e conseguente indebolimento del pavimento pelvico;
- interventi chirurgici agli organi pelvici: anche questi indeboliscono il pavimento pelvico;
- fattori genetici: esistono malattie congenite del collagene che, tra le altre cose, rendono il pavimento pelvico lasso e più soggetto a lacerazioni;
- broncopneumopatia cronica ostruttiva: questa patologia causa tosse cronica, la quale risulta tra le principali cause del prolasso uterino.
Sintomi del prolasso uterino
A causa dell’assenza di sintomi, i prolassi di 1° grado spesso non vengono riconosciuti e ciò determina una progressiva degenerazione della patologia. Al contrario, prolassi di 2° o 3° grado presentano una chiara sintomatologia che comprende:
- sensazione di pesantezza a livello delle pelvi;
- fuoriuscita più o meno marcata dell’utero dalla vagina;
- perdite urinarie;
- ritenzione urinaria ed infezione alla vescia;
- dolore addominale;
- sensazione di movimenti viscerali;
- dolore nei rapporti sessuali;
- sanguinamento ed aumento delle secrezioni vaginali.
È importante rivolgersi immediatamente ad un ginecologo quando si manifestano i primi sintomi, per evitare complicazioni e la necessità di interventi chirurgici.
Il prolasso può infatti degenerare in due diversi tipi di complicazioni:
- ulcera vaginale: si verifica solo in casi gravi, ed è causata dallo sfregamento, da parte dell’utero fuoriuscito, con le pareti vaginali. Questo causa irritazione ed ulcere;
- prolasso di altri organi pelvici: vescica e porzione rettale dell’intestino possono subire anch’essi prolasso, sempre per l’indebolimento del pavimento pelvico.
Diagnosi e trattamento del prolasso uterino
La diagnosi viene eseguita tramite un esame pelvico o tramite esami strumentali come ecografia e risonanza magnetica.
L’esame pelvico è fondamentale per determinare quale organo è soggetto a prolasso e viene effettuato tramite l’utilizzo di uno speculum con il quale il ginecologo esamina il canale vaginale e la posizione dell’utero. Viene valutata inoltre la forza muscolare del pavimento pelvico.
Gli esami strumentali non sono sempre necessari alla diagnosi, per cui è spesso sufficiente l’esame pelvico, ma si rendono utili per determinare la gravità del prolasso o per accertamenti nel caso si sospetti il prolasso di altri organi pelvici.
Per quanto riguarda la terapia, questa dipende molto dalla gravità del prolasso: per casi lievi non sono necessari particolari trattamenti, mentre in casi più gravi il trattamento può prevedere sia l’uso di farmaci che il ricorso alla chirurgia.
Un prolasso uterino di 1° grado non necessita di trattamenti invasivi e spesso il medico consiglia solamente di praticare gli esercizi di Kegel, utili a rinforzare i muscoli del pavimento pelvico.
Si possono poi seguire altri accorgimenti, come ridurre il peso corporeo ed evitare di sollevare oggetti pesanti, che aiutano a mantenere la situazione costante evitando la progressione della patologia.
Per prolassi di 2° o 3° grado i rimedi non chirurgici sono principalmente due: il pessario e la terapia ormonale.
Il pessario è un anello di gomma o plastica che viene inserito nella vagina per bloccare il prolasso.
La terapia a base di estrogeni è invece indicata per donne in menopausa e serve a rinforzare la muscolatura pelvica e bloccare il prolasso.
Queste misure sono però spesso temporanee e non risolutive, rimane quindi utile il trattamento chirurgico in casi gravi che comportano dolori insopportabili o fuoriuscita evidente dell’utero. Esistono due possibili procedure chirurgiche:
- isterectomia: consiste nella rimozione dell’utero, che può essere eseguita tramite diverse metodologie;
- sospensione dell’utero: consiste nel riportare l’utero alla sua posizione originaria e rinforzare tramite trapianto di tessuti i legamenti del pavimento pelvico.
Ognuna delle due operazioni comporta vantaggi e svantaggi, perciò è bene informarsi adeguatamente e seguire i consigli del medico per scegliere l’intervento più adatto al proprio caso.