Breve Storia del Training Autogeno

Esperto Paola FedericiPsicoterapia • 25 novembre 2016 • Commenti:

Cos'è il training autogeno?

Il Training Autogeno di Schultz è una tecnica nata come una vera psicoterapia che può essere utilizzata in campo medico, psicopedagogico, sportivo, come psicoprofilassi al parto e in generale come uno strumento utile per raggiungere un pieno benessere. 

Fin da quando nel 1932 Johannes Heinrich Schultz, medico psichiatra berlinese, pubblicò la sua monografia Das Autogene Training, questo allenamento psicofisiologico ha conosciuto un progresssivo successo, tanto diventando una delle tecniche più conosciute e diffuse in tutto il mondo, sia in campo medico, psicoterapeutico, che psicopedagogico e sportivo.

Possiamo dire che la sua divulgazione in Italia abbia avuto inizio nel 1968 con la prima traduzione e la pubblicazione, a cura di Beppe Crosa per Feltrinelli, delle due principali opere di Schultz.

Da allora sempre più persone anche nel nostro paese si sono avvicinate a questa tecnica che, nata  come metodologia psicoterapica, può anche essere utilizzata come strumento per migliorare la “qualità” di vita.

Si tratta di una tecnica che, una volta appresa da un professionista, può essere eseguita senza bisogno né di intermediari, né di audioregistrazioni. Il Training Autogeno pone infatti al centro del percorso di guarigione l'individuo: è il soggetto stesso che si prende cura di sé, è il vero protagonista del processo terapeutico ed è artefice da solo di parte del proprio recupero psichico.

Il Training Autogeno, infatti, è in grado di garantire il riequilibrio dei riflessi vegetativi che sottendono i principali disturbi psicosomatici e assume un valore psicoprofilattico contro i numerosi fattori di stress cui tutti, in varia misura, siamo sottoposti.

Per questo motivo il Training Autogeno è molto praticato da sportivi, studenti e da chi ricopre incarichi di responsabilità o effettua lavori stressanti. La grande diffusione di questa metodologia e la conseguente pubblicazione di testi rivolti non solo agli specialisti, ha fatto sì che venisse talvolta considerata solo una semplice tecnica di rilassamento, che chiunque può diffondere e praticare, pur senza avere una adeguata preparazione psicologica.

il Training Autogeno nasce, come una vera “psicoterapia di tipo breve, fondata sui principi dell'ideoplasia e della concentrazione psichica passiva, che consente di realizzare, mediante uno speciale allenamento psicofisico, l'equilibrio neurovegetativo, la calma e positive modificazioni di personalità”. Il Training Autogeno consiste infatti, in un “apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva … studiati allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell'attività cardiaca e polmonare, dell'equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza” (Crosa, 1968).

Schultz e la nascita del training autogeno

Schultz (1884 – 1970) giunge alla teorizzazione di questa tecnica dopo lunghi anni di studio e di osservazioni cliniche. Egli infatti, che fu docente di neurologia, psichiatria e psicologia medica, si appassionò prima alla psicoanalisi freudiana, poi all'ipnosi.

Nel corso delle induzioni ipnotiche, accertò che i soggetti riferivano di aver sperimentato due sensazioni particolari: un'iniziale pesantezza e un successivo calore, localizzati in varie parti del corpo. Comprese quindi che tali sensazioni erano dovute al rilasciamento dei muscoli striati e alla vasodilatazione.

Negli anni successivi, Schultz collaborò a lungo con O. Voght, l'ideatore del Rilassamento frazionato, un metodo con cui il terapeuta, creando un ambiente fisico facilitante e utilizzando stimoli verbali che inducevano calma e confortevole rilassamento, era in grado di creare una sorta di “sonno profilattico artificiale” che presentava strette analogie con i fenomeni ipnotici.

Schultz costruì il suo metodo proprio partendo dal metodo frazionato di Voght, da cui riprese le indicazioni sulla postura da adottare per ridurre al minimo gli stimoli, la ripetizione delle formule e la costruzione di un ambiente confortevole.

Tra le due tecniche esiste però una differenza: con il Das Autogene Training si riusciva a superare sia la dipendenza del soggetto dall'ipnotizzatore, sia l'eterosuggestione del terapeuta che, con le sue parole, induceva lo stato di distensione.

La tecnica inventata da Schultz è, infatti, una tecnica autogena, ovvero che “si genera da sé, nel senso che ogni eventuale modificazione psicofisica, registrabile nel corso dell'allenamento, deve prodursi in modo spontaneo, ovvero autogenerata”.

Ideoplasia e training autogeno

Per comprendere il senso di queste modificazioni dovute al Training Autogeno, è necessario introdurre il concetto di concetto di “ideoplasia”. Proprio negli anni in cui Schultz compiva i suoi studi, Forel, medico specialista nell'analisi della fisiologia dei fenomeni ipnotici, coniò, infatti, il termine ideoplasia che indicava, letteralmente, la capacità di un elemento ideativo (ovvero di un pensiero, di un'immagine) di produrre delle modificazioni somatiche.

Vale a dire, le rappresentazioni psichiche produrrebbero delle alterazioni dell'organismo tali da poter  essere percepite in modo dimostrabile e obiettivo. In fisiologia si parlava ad esempio di “effetto Carpenter”, ovvero di come la rappresentazione mentale di un movimento possa causare degli impulsi motori registrabili elettromiograficamente.

Da qui l'intuizione di Schultz: se la mente umana è in grado di generare un aumento di impulsi motori anche solo mediante la rappresentazione di un movimento, probabilmente sarà in grado anche di produrre una riduzione di impulsi e quindi un rilasciamento muscolare grazie a un processo mentale di rappresentazione di quiete.

Egli capì dunque che i processi mentali potevano causare non solo cambiamenti patologici dell'organismo (come in tutti i disturbi psicosomatici), ma anche modificazioni positive in grado di riportare l'armonia in funzioni organiche e psichiche prima alterate.

Schultz si rese conto infatti che si poteva intervenire non solo sul tono muscolare, ma anche sui vari sistemi dell'organismo, quello respiratorio, quello cardio-circolatorio e il digerente, per ottenere una tranquillizzazione neurovegetativa generale.

Di Paola Federici

P.S. In Germania il TA comincia a essere praticato nel 1923, in Italia arriva solo nel 1951, quando già 15.000 persone si erano impratichite nell’uso di questa tecnica.

Esperto

Paola Federici psicologo, psicoterapeuta Dott.ssa

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